Una misura previdenziale molto particolare consentirebbe a lavoratori con 35 anni di contributi versati di accedere alla pensione già a 61 anni e 7 mesi. Un anticipo di 5 anni rispetto all’età anagrafica che oggi è in vigore per la pensione di vecchiaia. Si tratta di una speciale categoria di lavoratori che svolgono mansioni particolari e soprattutto pesanti. Parliamo dei lavoro usuranti e della loro pensione anticipata che è stata soggetta a revisione totale nel 2011 e che nel 2012 ha visto una netta modifica dei requisiti da raggiungere per l’accesso.

Una misura che è in vigore anche nel 2018 ma che ha subito alcuni cambiamenti normativi che incideranno negativamente sugli aventi diritto proprio dallo scorso 1° gennaio. Ecco le novità e come funziona la pensione per gli usuranti.

La misura in sintesi

Per quanti non lo sapessero, per tutti i soggetti che rientrano tra i lavori usuranti (ma anche notturni) il cui elenco è predisposto fin dal 2011 dall’Inps e pubblicato sul suo portale ufficiale, esiste la possibilità di pensionarsi con “soli” 61 anni e 7 mesi di età. Come per molte altre misure anche la pensione in regime usuranti ha subito gli aumenti dell’aspettativa di vita che da 61 anni esatti ha portato l’età minima di accesso a 61anni e 7 mesi.

Il meccanismo però dovrebbe bloccarsi oggi, perché per tutti questi soggetti fino al 2026 l’età di uscita dovrebbe rimanere la stessa come previsto dal decreto sull’aspettativa di vita che tra gli altri ha visto congelare gli scatti in aumento di età pensionabile anche per i lavori gravosi per il 2019. Palombari, autisti dei mezzi di trasporto pubblici, minatori e così via, ma anche lavoratori che per tutto l’anno di lavoro o per parte di esso lavorano tra le 24:00 e le 05:00 del mattino possono andare in pensione prima.

Oltre all’aspettativa di vita, novità importante è la cancellazione del meccanismo delle finestre mobili. In pratica se fino al 31 dicembre 2017 gli aventi diritto che maturavano i requisiti di accesso alla pensione per lavori usuranti, dovevano attendere tra 12 e 18 mesi per vedersi erogare la prima pensione, dal 2018 non dovranno più farlo.

La pensione avrà decorrenza simile a quella di tutte le prestazioni previdenziali oggi in vigore, cioè da 1° giorno del mese successivo a quello in cui si maturano i requisiti.

Il requisito contributivo

Evidente che la volontà dei legislatori sia stata quella di rendere più appetibile possibile la misura che va detto, per tipologia di attività idonee alla stessa, è fruibile solo da una ristretta cerchia di lavoratori. Le novità di cui parlavamo nel capitolo precedente, insieme a quella dell’apertura a contributi figurativi e da riscatto per la misura sono sicuramente azioni volte ad allargare la platea dei beneficiari. Proprio sui contributi utili al calcolo però, una novità attiva dal 1° gennaio 2018 rischia di sortire l’effetto contrario.

I contributi necessari per la pensione agli usuranti infatti sono sempre i canonici 35 anni. Fino all’anno scorso di questi 35 anni ne servivano 7 degli ultimi 10 alle prese con una delle attività logoranti buone per la misura. Per quanti raggiungono età e requisiti di accesso entro la fine del 2017 tutto resterà uguale, mentre per coloro che li raggiungono dopo, cioè quest’anno o in futuro, bisognerà centrare il secondo paletto utile alla misura, cioè l’aver svolto tali mansioni non per 7 anni, ma per la metà della vita lavorativa, cioè per 17 anni e mezzo almeno. Una possibilità questa valida per tutti anche per coloro che magari hanno da molti anni lasciato le attività usuranti e che hanno cambiato mestiere ma che se sono state svolte per la metà della vita lavorativa possono essere utilizzate oggi per anticipare e di molto la propria pensione.