Si continua a discutere sulle misure che potrebbero cambiare la precedente Riforma Fornero proposte dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle in piena campagna elettorale. Si tratta della Quota 100 e della Quota 41 a favore dei lavoratori precoci che, nonostante l'ingente costo che potrebbero comportare risultano le misure più accreditate.

Per la prima volta Lega e il Movimento 5 Stelle sembrano avere idee abbastanza simili anche se come si evince dalle recenti dichiarazioni dell'ex Premier di Forza Italia Silvio Berlusconi, sarebbe necessaria l'introduzione di un meccanismo di uscita a partire dai 67 anni.

Cosa che ha suscitato non poche polemiche all'interno del centrodestra e che potrebbero causarne la rottura compromettendo la campagna elettorale. Nel programma lanciato da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, infatti, non si fa nessun riferimento alla quota 100 e alla Quota 41 anche se il segretario federale della Lega Matteo Salvini avrebbe più volte ribadito la necessità di introdurre un meccanismo di pensionamento anticipato dopo il raggiungimento di 41 anni di versamenti contributivi.

Di Maio verso l'introduzione della Quota 100 e della Quota 41

Cosa assai diversa per il Movimento 5 Stelle che, invece, intende superare la vecchia normativa pensionistica approvando le due misure previdenziali contenute nel programma elettorale degli stessi pentastellati.

Va ricordato, inoltre, che con Quota 100 si avrebbe la possibilità di lasciare il lavoro a condizione che la somma dell'età anagrafica con l'anzianità contributiva sia uguale a 100. Mentre con Quota 41 è prevista l'uscita dopo il raggiungimento di almeno 41 anni di contributi effettivamente versati indipendentemente dall'età anagrafica.

Da considerare, però, che a partire dal 2019 i requisiti si innalzeranno di ulteriori cinque mesi per via dell'adeguamento alla speranza di vita. Stessa sorte anche per i lavoratori precoci rientranti nelle categorie più economicamente svantaggiate e che, quindi, usufruiscono della Quota 41.

Le risorse sono reperibili

Infine, si dovrebbe tenere in considerazione il nodo legato alle risorse finanziarie che dovrebbero essere utilizzate per coprire i costi delle due misure.

Su questo fronte, il Movimento 5 Stelle sembra avere le idee ben chiare: circa 4 miliardi potrebbero essere reperiti con la spending review mentre altri 6,5 miliardi di euro con le tax expenditures. Come affermato dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, non è escluso, che altre risorse potrebbero essere trovate rimettendo le mani sull'Ape Social, considerata una misura poco utile e parziale.