La riforma delle Pensioni continua a tenere banco. Le promesse elettorali anche secondo un recente intervento di Cesare Damiano devono essere mantenute. Quota 100 anche se non compare in maniera netta nel programma della Lega sarebbe la soluzione alla richiesta di flessibilità del sistema previdenziale. Una flessibilità che però non manca del tutto anche in funzione della pensione di vecchiaia. Infatti questa misura, che è uno dei due pilastri su cui si regge il tanto bistrattato sistema previdenziale italiano offre diverse soluzioni di pensionamento, qualcuna con una sensibile riduzione dell'età pensionabile richiesta e altre con una altrettanto importante riduzione dei contributi utili all'accesso.
Da quest'anno la pensione di vecchiaia si centra in maniera uguale sia per gli uomini che per le donne e questo è un primo passo verso il vero inasprimento di età pensionabile che si avrà nel 2019, con gli ormai tristemente famosi 5 mesi di aumento dell'età. un problema che verrebbe risolto cancellando la riforma Fornero come proposto (promesso) da M5S e Lega, cioè le due compagini vincitrici delle ultime elezioni. Intanto però ai lavoratori non resta che appoggiarsi alle misure esistenti che in quanto a possibilità di anticipare la pensione come età, offre la pensione di vecchiaia contributiva, in deroga, anticipata e così via.
La pensione
Per il diritto alla pensione di vecchiaia all’età pensionabile, che fino alla fine del 2018 sarà pari a 66 anni e 7 mesi e dal 2019 salirà a 67 anni, occorre aggiungere 20 anni di contribuzione versata.
Questo per la normale pensione di vecchiaia, mentre ne serviranno solo 15 se si rientra in una delle vecchie deroghe Amato o Dini. In questo caso bisogna rispettare determinati e alternativi sotto requisiti:
- tutti i 15 anni versati prima 1993 (deroga Amato)
- essere stati autorizzati al versamento dei contributi volontari prima del 1993 (deroga Amato)
- avere 25 anni di contributi dei quali 15 di lavoro dipendente e 10 discontinui (deroga Amato)
- 15 anni di contributi e almeno 5 di essi versati dopo il 1996 (opzione Dini)
- Primo versamento antecedente il 1996 e meno di 18 anni di contributi alla stessa data (opzione Dini)
La pensione con queste deroghe si può centrare a partire dai 63 anni e 7 mesi, la stessa età necessaria per l’Ape volontaria che è la nuova misura di pensione di vecchiaia anticipata uscita nel 2017 e che partirà nel 2018.
La pensione però è erogata dall’Inps ma in prestito tramite una banca alla quale i soldi andranno restituiti nel momento in cui il beneficiario arriverà all’età pensionabile della vecchiaia ordinaria. Anticipo concesso dunque ma con debito da estinguere a rate e per 20 anni a partire dai 66 anni e 7 mesi di età.
In pensione a 70 anni
Per quanti non dispongono di contributi o ne hanno meno di quanti ne servono esiste l’assegno sociale, che dal 2018 (così ha previsto l’ultima Legge di Stabilità) si centra anch’esso con 66 anni e 7 mesi di età e salirà a 67 anni nel 2019.
Con soli 5 anni di contributi esiste la pensione di vecchiaia contributiva, che però si centra con 70 anni e 7 mesi di età. Ricadono tra i fruitori di questa misura coloro che hanno versamenti dei contributi successivi al 1995 e che rientrano nel calcolo contributivo della pensione. Con netto anticipo si può sfruttare la pensione di vecchiaia anticipata, sempre con 20 anni di contributi o con 15 se si rientra in deroga Amato o opzione Dini. Per le donne l’età da centrare è di 55 anni e 7 mesi mentre per gli uomini la soglia si attesta a 60 anni e 7 mesi. La misura è destinata però a invalidi con almeno l’80% di disabilità accertata. Rispetto alle altre pensioni di vecchiaia prima citate, questa anticipata per invalidi è soggetta a finestra mobile con la decorrenza che parte 12 mesi dopo l’aver raggiunto tutti i requisiti previsti e non dal primo giorno del mese successivo come per le altre forme.