I requisiti di accesso alle varie forme pensionistiche previste dall'Inps sono l’argomento di maggior attrazione della discussione politica e non solo. La Legge Fornero va cancellata, questo quanto promesso da Salvini e Di Maio durante la campagna elettorale che li ha portati a vincere le elezioni dello scorso 4 marzo. Una Legge quella del Governo Monti che ha reso aspri i requisiti di accesso alle Pensioni per milioni di italiani con un meccanismo che secondo molti, se non viene fermato, continuerà a spostare in alto l’asticella da superare per raggiungere le pensioni.

Infatti, con una circolare di recente pubblicazione, l'Inps ha in pratica confermato quello che molti già si aspettavano, cioè l’ennesimo innalzamento dei requisiti di accesso alle pensioni a partire dal 2019. Pensione di vecchiaia e pensione di anzianità diventeranno dal prossimo anno ancora più difficili da raggiungere.

La pensione di vecchiaia oggi e domani

Il motivo per il quale i requisiti necessari per le pensioni saliranno ancora è sempre quello dell'aspettativa di vita. L'Istat annualmente va a calcolare quale sia la vita media degli italiani e fin dal lontano Governo Berlusconi, questo parametro incide anche in previdenza. Più aumenta la vita media degli italiani, più salgono requisito contributivo ed anagrafico per le prestazioni previdenziali, comprese le due forme di pensione classica, la vecchiaia e l’ex pensione di anzianità.

Da quando è entrata in scena la riforma che porta il nome di Elsa Fornero, siamo al terzo scatto e nel 2019 questo comporterà 5 mesi di lavoro in più per molti italiani. La pensione di vecchiaia oggi si centra con 66 anni e 7 mesi di età sia per gli uomini che per le donne. Dal 1° gennaio 2018 infatti le lavoratrici hanno perso il vantaggio di potersi pensionare con un anno di anticipo rispetto ai maschi come previsto fino a fine 2017.

Insieme all’età anagrafica per poter centrare la quiescenza di vecchiaia servono anche 20 anni di contributi. Il requisito contributivo in funzione della pensione di vecchiaia non verrà intaccato nel 2019, restando fermo a 20. Cambia però il requisito anagrafico, come certifica l’Inps con la circolare 62 del 4 aprile scorso.

Dal 2019 si sale a 67 anni di età, sia per le donne che per gli uomini.

La pensione che una volta si chiamava di anzianità

Sempre nella circolare prima citata l’Inps ha confermato l’identico trattamento per la pensione anticipata nel 2019. La pensione anticipata è la misura previdenziale che la Fornero creò in sostituzione delle pensioni di anzianità che una volta consentivano di accedere alla quiescenza con 40 anni di contributi previdenziali versati. Abolite le pensioni di anzianità, con la anticipata fino a fine 2018 erano necessari 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata se uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne. Questa distinzione di genere viene confermata anche per l’anno venturo, quando però anche in questo caso serviranno 5 mesi di lavoro in più.

La pensione senza limiti di età anagrafica, ma solo con anzianità di lavoro alle spalle, nel 2019 si centrerà per gli uomini a 43 anni e 3 mesi di carriera lavorativa e per le donne a 42 anni e 3 mesi. Un aumento che non sarà risparmiato ai cosiddetti precoci, lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età e che essendo disagiati hanno diritto a quota 41. Dal 2019 serviranno 41 anni e 5 mesi di lavoro per rientrare nella misura destinata a chi ha almeno un anno di lavoro versato anche discontinuamente prima del diciannovesimo anno di età. Questo naturalmente insieme agli altri requisiti di accesso che sono in alternativa tra loro, l’essere disoccupato senza Naspi da 3 mesi, essere invalidi o caregivers con disabilità accertata sopra il 74% o alle prese con una delle 15 attività di lavoro gravoso.