Il giornale storico dei ferrovieri “Ancora In Marcia” ha con un recente comunicato dato la notizia della scomparsa di un macchinista di Verona, avvenuta alcune settimane fa, a seguito di un problema cardiocircolatorio; il lavoratore aveva iniziato a sentirsi male durante lo svolgimento del proprio turno di servizio ed era stato quindi portato in ospedale, ma purtroppo questo non è bastato a salvargli la vita.
Un drammatico bilancio
La redazione di “Ancora In Marcia” si è trovata quindi a dover aggiornare il triste elenco che sta tenendo da circa tre anni a questa parte, che vede così salire a 62 i lavoratori dei treni deceduti a causa di malattie, principalmente problemi di cuore o patologie oncologiche.
Ciò che desta maggiore preoccupazione, oltre ovviamente all'elevato numero dei casi in questione, è il fatto che si tratti di soggetti molto giovani: l'età al momento del decesso degli appartenenti a questo elenco è infatti compresa tra i 53 ed i 63 anni, in quanto si tratta di lavoratori ancora in attività, oppure di recentissimi pensionati.
La necessità di interventi urgenti a soluzione del problema
Il comunicato di “Ancora In Marcia” non si limita però alla mera elencazione dei dati, ma contiene anche un forte elemento di denuncia: viene constatato infatti che il fenomeno in oggetto non è evidentemente stato preso nella dovuta considerazione da parte di chi potrebbe e soprattutto dovrebbe fare qualcosa.
La redazione della rivista cita infatti come soggetti in questione le diverse imprese ferroviarie ed i sindacati di categoria, che potrebbero intervenire modificando i turni di lavoro del personale dei treni apportandovi dei correttivi al fine di renderli meno pesanti, ma fino ad ora non ci sono stati segnali in tal senso.
Anche le istituzioni politiche sono considerate parte in causa, in quanto negli ultimi anni più volte si è sentito parlare di interventi sui limiti di accesso alla pensione per il personale dei treni, ma anche in questo caso le proposte di legge presentate da alcuni parlamentari sono rimaste tali, e non sono seguiti provvedimenti concreti.
Macchinisti, capitreno e manovratori, a seguito della riforma Fornero, hanno subito un notevole incremento dell'età anagrafica necessaria per poter accedere alla pensione, che prima era di 58 anni come previsto dal “Fondo Speciale” dei ferrovieri. E i risultati... si stanno vedendo.