Nelle scorse ore è stato pubblicato un nuovo rapporto redatto dalla Commissione Europea in merita al sistema pensionistico italiano. Un comparto che per i tecnici internazionali svolge adeguatamente la necessità di mantenimento del reddito, ma che risulta inadeguato contro la povertà. Il monito dei tecnici internazionali si concentra soprattutto per la situazione a rischio con cui dovranno confrontarsi i futuri assegni e per chi si trova a dover costruire la propria storia contributiva confrontandosi con precarietà e carriere brevi o interrotte.
Vediamo insieme tutti i dettagli al riguardo nel nostro nuovo articolo di approfondimento
Il sistema previdenziale italiano è nel mezzo di una transizione incompleta
Secondo il report elaborato dalla Commissione Europea, il sistema previdenziale italiano si troverebbe al centro di "una transizione incompleta dal pilastro pubblico unico tradizionale a una situazione in cui agiscono vari pilastri". Un cambiamento che è iniziato circa 25 anni fa e che ha visto numerosi interventi successivi, con l'applicazione di politiche d'austerità e interventi di successiva flessibilizzazione.
Le proiezioni riguardanti il sistema pensionistico dal 2020 al 2040
In merito al futuro, il comparto previdenziale resterà stabile nei prossimi decenni (con un peso rispetto al Pil di poco superiore al 15% fino al 2020).
Dal 2040 ci si aspetta invece una crescita del rapporto, per via dei progressivi pensionamenti di chi appartiene alla cosiddetta generazione dei baby boomer. Davanti alla prospettiva di una crescita dei costi, la Commissione Europea suggerisce di migliorare l'adeguatezza del sistema attraverso l'adozione di misure che rafforzino "la capacità redistributiva dei regimi pensionistici obbligatori" e che al contempo integrino "meglio quest'ultima con regimi integrativi a capitalizzazione".
Il riferimento va appunto ai fondi pensione complementari, che dovrebbero fornire un sostegno a chi si troverà davanti ad un calcolo del futuro assegno secondo il meccanismo del contributivo puro.
Il rischio povertà per chi è precario o ha carriere brevi
Dallo stesso rapporto emerge inoltre che la sicurezza sociale non presenta garanzie omogenee per chi si trova in età avanzata.
Il problema principale riguarda, in particolare, l'avvicendamento tra i diversi regimi. Al quale si aggiungono le difficoltà vissute dai lavoratori durante la propria storia lavorativa, ad esempio per le basse contribuzioni di chi svolge attività autonome o precarie, oltre che per la bassa diffusione della previdenza complementare. Mentre un ulteriore fattore di rischio è rappresentato da coloro che dovranno confrontarsi con carriere lavorative brevi e interrotte.
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