Nel 2019, serviranno 5 mesi in più sia per la pensione di vecchiaia che per la pensione anticipata. Si tratta dell'aumento derivante dall'applicazione dell'aspettativa di vita alle Pensioni. L'Istat annualmente espone i dati della vita media degli italiani che salendo, produce l'innalzamento dei requisiti per le pensioni. Nel 2019 quindi, le prestazioni previdenziali più comuni, si allontaneranno di 5 mesi. In attesa che davvero diventi realtà tutto il pacchetto Pensioni di cui tanto si parla oggi con il nuovo Governo Lega-M5S, l'aumento dei requisiti per le pensioni nel 2019 è ufficiale.

Un decreto del Ministero del Lavoro pubblicato martedì 12 giugno sulla Gazzetta Ufficiale però conferma anche una novità introdotta dalla Legge di Bilancio che riguarda i lavori cosiddetti gravosi e usuranti. Per tutti i lavoratori che rientrano in queste attività, che la normativa vigente considera altamente logoranti, l'aumento di 5 mesi per l'aspettativa di vita non verrà applicata. Si tratta di uno sconto di 5 mesi che lascerà per questi lavoratori i requisiti per le pensioni oggi vigenti, utilizzabili anche nel prossimo biennio. Il decreto oltre che confermare lo sconto, spiega anche le modalità di presentazione delle domande che necessitano di adempimenti particolari. Adesso bisogna attendere la classica circolare illustrativa dell'Inps che metterà in atto quanto recepito dal decreto ministeriale.

Pensioni

La pensione di vecchiaia e quella anticipata sono le due forme di pensione su cui si basa tutto il sistema previdenziale nostrano. Con 66 anni e 7 mesi di età e 20 di contributi si può percepire la pensione di vecchiaia fino a fine 2018. Nel 2019, sempre con almeno 20 anni di versamenti contributivi, bisognerà arrivare a 67 anni di età.

Questo per la stragrande maggioranza dei lavoratori, ad esclusione dei lavori gravosi ed usuranti, come dicevamo in premessa. Sono le maestre di asilo, gli infermieri delle sale operatorie e gli edili, tanto per citare qualche attività lavorativa che rientrano tra le 15 considerate come lavoro gravoso, a poter sfruttare questo abbuono di 5 mesi rispetto alle normali soglie di uscita dal lavoro.

Per loro serviranno ancora 66 anni e 7 mesi anziché 67. Stessa situazione per la pensione anticipata che prevede 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne e che salirà anch'essa di 5 mesi nel 2019 ad esclusione di questi lavoratori. E lo stesso varrà per i lavori usuranti e notturni, quelli ai quali la normativa attuale consente l'accesso all'anticipo di pensione a 61 anni e 7 mesi con 35 di contributi versati e quota 97,6. Per i lavori usuranti e notturni, sia lo scivolo anticipato di quota 97,6 che le pensioni di vecchiaia o anticipate, non subiranno l'aumento di 5 mesi previsto per il futuro biennio. Pertanto, anche palombari, autisti di mezzi di trasporto pubblici e lavoratori notturni, potranno accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi (un anno prima per le donne) e non con 43 anni e 3 mesi di contribuzione versata.

L'Istanza Inps

Un recente articolo del ''Sole 24 Ore'' spiega nel dettaglio come vanno interpretate le novità prodotte dal decreto, anche in termini di presentazione delle domande. Deve essere il richiedente a presentare domanda di pensione con allegata la dichiarazione del datore di lavoro che andrà a certificare il reale svolgimento da parte del richiedente, delle attività logoranti che danno diritto a queste prestazioni con 5 mesi di sconto rispetto a tutti gli altri lavoratori. Una dichiarazione che deve essere sottoscritta dal datore di lavoro e che deve riportare mansioni svolte dal lavoratore, contratto collettivo applicato, voci di tariffa Inail e durata di queste attività. Il decreto inoltre conferma la risoluzione di una problematica che patronati, Caf e associazioni di lavoratori avevano da tempo sollevato.

Per quanti non sono in grado di farsi rilasciare questa certificazione dalla ditta per la quale lavorano, possono autocertificare il tutto. In pratica, con una semplice dichiarazione di autocertificazione, il lavoratore stesso può adempiere a questo obbligo. Sarà poi l'Inps ad avviare le azioni di controllo e verifica circa la veridicità di quanto dichiarato dal lavoratore, tramite l'utilizzo dell'incrocio dei dati con il Ministero del Lavoro e le sedi degli Uffici Territoriali del Lavoro.