Il Governo Conte mira all'approvazione della quota 100 volta a garantire una maggiore flessibilità in uscita a migliaia di lavoratori che nel 2012 hanno dovuto fare i conti con le rigide norme introdotte dalla precedente riforma varata dall'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Quota 100 a partire dal 2019

Come riportato da "Il Sole 24 Ore", il neo ministro dell'Interno Matteo Salvini continua a ribadire la necessità di una riforma delle Pensioni che possa garantire una copertura previdenziale a migliaia di lavoratori. Il segretario leghista, infatti, starebbe valutando l'ipotesi di intervenire in due tempi diversi: prima con il meccanismo di Quota 100 che consentirebbe a migliaia di lavoratori l'uscita anticipata dopo il raggiungimento di almeno 64 anni di età anagrafica accompagnati dal versamento di 36 anni di contributi.

In un secondo momento si interverrà anche sulla Quota 41; una misura riservata ai lavoratori precoci che hanno alle spalle lunghe carriere contributive, i quali potranno scegliere il pensionamento anticipato dopo aver maturato almeno 41 anni di contribuzione indipendentemente dall'età anagrafica.

Stando a quanto riportato da "Nano Press", la riforma delle pensioni prenderà piede a partire dal prossimo 2019 con la nuova Legge di Stabilità mentre per la cosiddetta quota 41 si dovrà ancora attendere. Di certo, il vicepremier della Lega lavorerà anche su questa misura al fine di abbassare i requisiti contributivi attualmente vigenti. Stando all'attuale normativa, infatti, i lavoratori precoci potranno accedere alla quiescenza dopo aver maturato 43 anni e 3 mesi di contribuzione (per gli uomini) e 42 anni e 3 mesi (per le donne).

Restano i dubbi sulle risorse per finanziare quota 100

Resta ancora da capire il modo in cui il Governo Conte finanzierà l'intervento sulla quota 100 visto che, stando alle stime dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale servirebbero circa 20 miliardi di euro; una cifra molto diversa da quella ipotizzata dal contratto di Governo firmato da Lega e Movimento 5 Stelle. Per reperire le risorse necessarie, infatti, il Governo Conte potrebbe pensare di accantonare le misure lanciate nel 2017 dal Governo Renzi, ovvero l'Ape Sociale e l'Ape volontario che, come tanti sanno, hanno consentito a migliaia di lavoratori di lasciare in anticipo il lavoro dopo il raggiungimento di almeno 63 anni di età anagrafica.