Quando si parla di reddito di cittadinanza, il collegamento di questa misura al Movimento 5 Stelle è scontato e fisiologico. Si tratta infatti, di un autentico cavallo di battaglia del M5S e dell’attuale Vice Premier del nuovo Esecutivo Conte, Luigi Di Maio. Durante un congresso della Uil, come riporta l’edizione del 22 giugno del quotidiano “Repubblica”, Di Maio ha affrontato tutti i temi cari al Movimento 5 Stelle. Nel suo intervento ha invitato i sindacati a collaborare con lui e con il suo Governo per quanto concerne la realizzazione del programma, a partire proprio dal reddito di cittadinanza.

Di Maio ha spiegato alla platea come avrebbe intenzione di avviare la misura.

Le polemiche sul carattere assistenziale della misura

Durante i giorni immediatamente succesivi alle elezioni, c’era chi considerava il reddito di cittadinanza la misura chiave del successo elettorale del M5S. Le polemiche che da sempre circondano la misura sono sul fattore assistenziale che la misura avrebbe. Secondo molti (anche leghisti, come riporta Repubblica), la misura è una soluzione alla povertà che spingerebbe la gente a non lavorare. L’obiettivo della misura invece, come ha spiegato il capo politico del Movimento, non è quello di dare soldi alla gente per tenerli a casa a far nulla. Prima di tutto la misura dovrebbe prevedere un programma di reinserimento per i beneficiari.

Secondo Di Maio, si tratta di soggetti che magari hanno perduto il lavoro perché l'azienda ha chiuso. Soggetti che adesso hanno bisogno di riqualificarsi per poter cambiare settore. Quindi, oltre al sussidio, anche un progetto personalizzato volto al superamento della precaria situazione.

Lavori socialmente utili

Reddito di cittadinanza e lavori socialmente utili sono un connubio nato e scritto nel programma elettorale dei 5 Stelle.

Nel lungo discorso, Di Maio ha dato più concretezza a questa unione. Infatti secondo il Vice Premier, mentre un soggetto percepisce il reddito di cittadinanza e segue i percorsi di formazione e riqualificazione a lui destinati, deve garantire un aiuto al proprio comune di residenza. Secondo Di Maio questo aiuto si tradurrebbe in prestare servizio per 8 ore a settimana per il proprio comune di residenza.

Si tratterebbe di svolgere attività di pubblica utilità comandate dal proprio sindaco. Quindi, 780 euro a persona, questo quanto prevede il reddito di cittadinanza. Una famiglia composta da sue persone disoccupate e quindi senza reddito, dovrebbero ottenere 780 euro a testa, sempre seguendo i programmi e destinando 8 ore del loro tempo al proprio comune. La stessa famiglia, che al posto di reddito zero si trovi con 400 euro al mese per marito e moglie, otterrebbe solo ciò che manca ai 780 euro a testa prima citati.