Se fino all'altro ieri, cioè al 10 luglio, la riforma Pensioni di cui tanto si parlava, con le misure di quota 100 e quota 41, era solo frutto di ipotesi, indiscrezioni e voci, da ieri tutto sembra cambiato. L’intervento di Luigi Di Maio in Senato, durante l’illustrazione del piano programmatico dei suoi dicasteri, adesso che è Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, ha reso ufficiali le misure in cantiere dell’Esecutivo Conte. Non che adesso le misure siano ufficiali, perché il lavoro è ancora lungo e la strada impervia, ma è sicuramente un dato molto importante.

Il Governo sta cercando soluzioni per lanciare per davvero quota 100 e quota 41. Misure con il sistema quote, all'insegna della flessibilità con diverse combinazioni possibili. Di Maio però ha confermato anche alcuni limiti delle novità e il fatto che il Governo adesso stia valutando come adottare i provvedimenti.

Combinazioni molte, ma non per tutti

Il nodo manco a dirlo sono le coperture finanziarie che non permettono a Lega e Movimento 5 Stelle di mantenere al 100% le promesse elettorali. Quota 100 dovrebbe essere la prima misura varata, probabilmente con la prossima Legge di Bilancio. Il fuori tutti come si diceva prima del 4 marzo, giorno delle ultime elezioni politiche sembra essere tramontato.

La quota 100 per tutti resterà una chimera, perché i conti pubblici non lo permettono. E allora la pensione con somma di età e contribuzione versata deve nascere per forza con qualche limite. Le combinazioni possibili dovrebbero rimanere quelle di cui si è tanto detto nelle ultime settimane.

Età minima 64 anni e quindi, 64+36, 65+35 e 66+34.

Queste le vie anticipate di pensionamento con quota 100 e in anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia che nel 2019 porterà la sua età pensionabile a 67 anni. Altre combinazioni, almeno per il momento non sono previste. Se poi sarà vero che il Governo non proseguirà la sperimentazione dell’Ape sociale, che il prossimo 31 dicembre andrà a scadenza, per qualcuno la quota 100 diventerà misura peggiorativa rispetto a prima.

Parliamo degli addetti ai lavori gravosi, dei disoccupati, degli invalidi o di chi assiste un familiare disabile che con l’Ape sociale e con contributi versati tra i 30 ed i 36 anni, oggi possono lasciare il lavoro a 63 anni.

Quota 41, pensioni d’oro e minime

Di Maio ha confermato tutto il pacchetto previdenziale previsto nel contratto di Governo, anche quota 41. La nuova pensione di anzianità con 41 anni di contributi per Di Maio e per cosa ha detto al Senato, va fatta assolutamente. Si deve aprire una finestra di uscita senza limiti di età dopo aver completato 41 anni di anzianità di servizio. Questo quanto detto da Di Maio in Senato, dove tra l’altro ha confermato anche la pensione di cittadinanza.

Una misura che porterebbe le pensioni minime a 780 euro al mese. Secondo i dati dell’Inps, i pensionati nostrani che oggi percepiscono una pensione inferiore a questa soglia sono circa 4 milioni e mezzo.

Una misura quindi altamente costosa per le esigue casse dello Stato. Ed è qui che Di Maio crede di riuscire a racimolare i fondi per lanciare la pensione di cittadinanza, con il taglio delle pensioni d’oro. Infatti dopo quello dei vitalizi, la lotta ai privilegi per pochi del nostro sistema da parte dei grillini, continuerà con i tagli alle pensioni sopra un determinato importo. Per Di Maio la soglia dovrebbe essere 7.000 euro al mese di pensione lorda, cioè pensione netta intorno ai 4.000 euro.