Sarebbero almeno 750 mila i lavoratori che potrebbero andare in pensione anticipata dal 2019 con la quota 100, strumento sul quale sta facendo le dovute ipotesi il Governo Conte per la riforma delle Pensioni e per il superamento della legge Fornero. Ma i numeri della nuova misura pensionistica potrebbero lievitare di un altro milione nell'anno successivo, con oneri sul bilancio statale che potrebbero partire dai 20 milioni di euro. Sono i calcoli fatti dal Presidente dell'Inps, Tito Boeri, in aperta contrapposizione alle ipotesi di Alberto Brambilla, ideatore del programma della Lega di Salvini per il capitolo pensioni.

Addirittura, secondo quanto scrive Il Messaggero di oggi, Tito Boeri avrebbe tracciato quattro ipotesi di quota 100, senza considerare l'altra ipotesi di uscita, l'eventuale quota 41 dei precoci, e relativi costi. Ma, approfondendo la riforma delle pensioni della Lega e del Movimento 5 Stelle, spunta anche l'ipotesi del superbonus delle pensioni, strumento ereditato dalla legge Maroni, che premierebbe chi dovesse rimandare l'uscita.

Pensioni anticipate quota 100: le 4 ipotesi di uscita di Boeri e costi

Innanzitutto i quattro scenari di riforma delle pensioni anticipate con quota 100 delineate da Tito Boeri. Nel primo caso, la quota 100 verrebbe slegata ai parametri anagrafici: andare in pensione purché la somma dell'età e dei contributi faccia 100, anche a 60 anni se si hanno 40 di versamenti.

Per lo Stato il costo sarebbe di 20 miliardi di euro. Con l'eventualità di inserire l'età minima a 64 anni e 36 anni di contribui (il secondo caso) si arriverebbe ad una spesa complessiva di 18 miliardi di euro. Ancora due miliardi di sconto per le uscite a partire dai 65 anni (costo 16 miliardi), mentre tenendo fermi tutti i requisiti di anzianità contributiva attualmente in vigore si arriverebbe ad una spesa della metà, di circa 8 miliardi all'anno.

Ma le stime sulle pensioni del 2020 potrebbero lievitare ulteriormente, quando sarebbe previsto almeno un milione di lavoratori in uscita.

Quota 100 e quota 41 precoci: pensione anticipata e adeguamento aspettativa di vita Fornero 2019

Le cifre e le stime dell'Inps sono contestate da Alberto Brambilla, Presidente del Centro studi per gli scenari previdenziali, in particolare sulle manovre delle pensioni a quota 100.

L'ideatore del programma pensioni della Lega di Salvini, infatti, parla di progetti di riforma delle pensioni che dovranno tradursi in provvedimenti legislativi e sui quali c'è tempo per un confronto non approssimativo, come sta avvenendo adesso. In ogni modo, stando alle ultime indiscrezioni, la Lega avrebbe abbracciato l'idea di partire dai 64 anni per le uscite con quota 100 e, in alternativa, di permettere il pensionamento anticipato con la quota 41, la misura ideata a favore dei lavoratori precoci indipendentemente dall'età di uscita. "Le due quote - precisa Brambilla a Il Messaggero - continuerebbero ad evolversi con l'andamento dell'aspettativa di vita". Dunque, anche la quota 41, in realtà, dal 2019 si adeguerebbe ai 41 anni e 5 mesi al pari delle pensioni anticipate e di vecchiaia della riforma Fornero.

Pensioni quota 100, arriva l'ipotesi Lega del superbonus prima dell'uscita

Certo, le pensioni a quota 100 del 2019 e del 2020, con numeri di uscita, rispettivamente, di 750 mila e di un milione di lavoratori, costituirebbero un problema per le casse statali e per la stabilità della stessa Inps. "Ma Boeri - attacca Brambilla - non ci dice da dove arrivano queste stime. La riforma delle pensioni appare più complessa di quanto finora anticipato e prevede una serie di opzioni che potrebbero stravolgere le stime dell'Inps". Ad iniziare dall'ultima novità emersa oggi, ovvero quella di prevedere un "superbonus" per chi dovesse continuare a lavorare nonostante il raggiungimento dei requisiti necessari per l'uscita con quota 100.

Si tratta di un premio, già previsto dalla legge Maroni con buoni risultati prima di essere cassato, che prevedeva l'accredito dei contributi per chi rimaneva a lavorare oltre i parametri di pensionamento, con un aumento esentasse pari proprio ai contributi previdenziali. Un aumento di stipendio quindi netto, quantificabile nel 30 per cento in più che convincerebbe molti lavoratori a "tirare avanti" nella propria professione.