Il progetto di legge sul taglio degli assegni d’oro è stato depositato e sarà valutato al rientro dalla ferie estive, a settembre. Il testo della proposta, composto da sei articoli, è depositato e adesso attende di essere valutato in sede parlamentare. Le Pensioni superiori a 4.000 euro al mese saranno ricalcolate e quindi ridotte: tutto ciò che verrà risparmiato confluirà in un'altra misura cara all’esecutivo, l’aumento delle pensioni più basse, la cosiddetta pensione di cittadinanza. Ovviamente gli analisti stanno già vagliando la proposta di legge e fanno ipotesi su cosa debbano aspettarsi i pensionati che subiranno il taglio delle loro pensioni ma anche quelli che potrebbero vedersi aumentare l’assegno previdenziale.
Un meccanismo particolare per il taglio delle pensioni d'oro
Il taglio delle pensioni d’oro sarà differente a seconda dei pensionati presi in considerazione, ma il meccanismo sarà lo stesso per tutti e le pensioni sopra i 4.000 euro al mese saranno rivalutate in base al nuovo meccanismo. Come riporta il quotidiano Il Sole 24 Ore, il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età in cui il pensionato ha lasciato il lavoro, sarà moltiplicato per quello relativo all’età pensionabile prevista dalla pensione di vecchiaia. Questo il nuovo meccanismo di calcolo per le pensioni future, quelle a partire dal 2019 che come si sa, prevedono una età pensionabile di 67 anni per la quiescenza di vecchiaia.
Per le pensioni già in essere, quelle che dovrebbero subire i tagli, il meccanismo sarà differente in base a quando si è andati in pensione, cioè prima del 1996 o dopo.
Per coloro che sono andati in pensione prima della riforma Dini, cioè prima del 1996, si utilizzeranno i vecchi coefficienti, quelli in vigore fino alla fine del 2009.
Per chi invece è andato in pensione dopo la riforma Dini, il meccanismo sarà più complicato, perché terrà in considerazione tutte le variazioni di età pensionabile succedutesi negli anni, al netto dell’aspettativa di vita, un meccanismo retroattivo fin dagli anni 70.
Nello specifico il meccanismo di ricalcolo degli assegni in essere prenderà in considerazione quelli di redditi di pensione a partire da 80mila euro lordi e annui per chi ha più prestazioni previdenziali.
Tra queste però sono escluse le prestazioni di invalidità e reversibilità, così come non si potrà effettuare il ricalcolo con coefficienti di trasformazioni inferiori ai 57 anni.
Si attiverà un principio di solidarietà
Nella relazione che ha accompagnato il la proposta legislativa, si dovrebbe poter risparmiare qualcosa come 500 milioni di euro all’anno con questa operazione. Nessun dubbio costituzionale dovrebbe essere caricato sul provvedimento, almeno per i relatori della proposta e primi firmatari della stessa, D’Uva e Molinari, rispettivamente capogruppo alla Camera per Movimento 5 Stelle e Lega. Infatti il nuovo meccanismo di calcolo, secondo loro, risponde ai principi costituzionali di solidarietà ed uguaglianza.
Infatti quanto risparmiato con il nuovo metodo e quindi con i tagli agli assegni d’oro sarà riversato sulle pensioni minime e sociali. Si dovrebbero portare queste prestazioni minime a 780 euro al mese.