In questi giorni si parla tanto di Pensioni in relazione alla ipotesi di riforma del governo Conte ed alla quota 100 che potrebbe arrivare con la prossima legge di Bilancio. Sempre in materia previdenziale, altrettanto importanti sono gli aggiornamenti degli assegni previdenziali per chi la pensione già la percepisce. Il 2019 sarà un anno molto importante per le prestazioni previdenziali già in essere, sia per le ipotizzate novità su cui continua a spingere il Movimento 5 Stelle, cioè sulla eventuale pensione di cittadinanza, sia per il ritorno alla vecchia rivalutazione degli assegni previdenziali a partire dal prossimo 1° gennaio.

Tradotto in termini più pratici, dal prossimo anno le pensioni sicuramente saliranno di importo per molti pensionati e se mai il Ministro dell’Economia Giovanni Tria avallasse la pensione di cittadinanza, l’aumento sarà cospicuo. Vediamo le novità al riguardo, cos'è la rivalutazione delle pensioni e cos'è la pensione di cittadinanza.

La rivalutazione e come funzionerà

Dal prossimo gennaio le regole di rivalutazione degli assegni pensionistici già in essere cambieranno e saranno più favorevoli per determinati pensionati. L’adeguamento dei trattamenti pensionistici all’inflazione che annualmente l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) calcola, produrrà vantaggi in termini di importo delle pensioni l’anno venturo.

Dopo il biennio 2016/2017, in cui le pensioni non aumentarono per niente, già nel 2018 i pensionati hanno ricevuto piccoli aumenti. La rivalutazione interessa tutte le pensioni che vengono divise in scaglioni. Per le pensioni minime, l’aumento del 2018 fu uguale all’aumento del tasso di inflazione. Per le pensioni più elevate invece, la normativa ha previsto aumenti pari al 50% del tasso di aumento del costo della vita.

Nel 2019, notizia ufficiale, si proseguirà con gli aumenti, ma stavolta cambieranno le regole perché non saranno più 5 scaglioni quelli previsti per stabilire l’ammontare dell’adeguamento, ma si tornerà ai 3 scaglioni. Quanto si percepirà di aumento sulle pensioni? Per assegni di importo fino a tre volte il trattamento minimo (fino a 1.522 euro circa), la rivalutazione sarà sempre pari al 100% del tasso di incremento del costo della vita.

Per esempio, se l’inflazione calcolata dall’Istat sarà del 1,5%, anche le pensioni saliranno dell’1,5%. Per pensioni tra i 1522 euro ed i 2.540 euro al mese, cioè fino a 5 volte il trattamento minimo, l’incremento sarà del 90% del tasso di inflazione, pertanto, seguendo l’esempio prima citato, l’aumento sarà dell’1,35%. Per le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo, l’aumento sarà pari al 75% del tasso di inflazione. Una variazione importante soprattutto per quanto concerne i titolari di assegni superiori a 5 volte il trattamento minimo che fino al 2018 avevano diritto ad un aumento tra il 75 ed il 50% sempre riferito al tasso inflattivo.

La pensione di cittadinanza

Agli aumenti relativi alla rivalutazione, si potrebbero aggiungere quelli della pensione di cittadinanza, provvedimento spinto dal Movimento 5 Stelle che sembra avere discrete possibilità di essere inserito nella manovra finanziaria.

Come funziona la pensione di cittadinanza? A partire da gennaio le pensioni minime saranno portate a 780 euro, questo quanto dichiarato al quotidiano torinese “La Stampa” dal Viceministro dell'Economia, la “grillina” Laura Castelli. La numero 2 del Ministero dell’Economia dà quasi per scontata la nascita di questa misura che porterà come previsto già dai tempi della campagna elettorale, la pensione di cittadinanza che porterà le minime a 780 euro al mese. In pratica, tutti i pensionati che percepiscono assegni sotto tale limite, si vedranno implementato l’importo fino ad arrivare proprio a 780 euro al mese.

Una netta presa di posizione accompagnata dalla smentita circa ipotetici dissidi tra il Ministro dell’Economia Tria e la maggioranza di governo sul reddito di cittadinanza.

In definita, buone notizie per i pensionati italiani, almeno per quanto riguarda le cifre delle pensioni con aumenti già ufficializzati ed altri molto vicini ad essere varati. Adesso si attendono gli atti ufficiali, con la nota di aggiornamento del Def prevista per il 27 settembre e poi con la grande Legge di Bilancio. Solo allora l’utilizzo dell’ipotetico sarà eliminato, se davvero la pensione a 780 euro al mese diventerà realtà.