Il meccanismo di quota 100 ancora al centro delle discussioni. La misura ipotizzata dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, infatti, potrebbe salire sul treno della Legge di Stabilità 2019 che entrerà in vigore a partire dal prossimo primo gennaio anche se ancora si discute sui costi da sostenere e sui vincoli che potrebbero accompagnare la misura al fine di limitare la platea dei potenziali beneficiari.

Quota 100 forse per circa 660 mila persone

Secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Sole 24 Ore", il meccanismo di Quota 100 riguarderà circa 660 mila persone per il primo anno di applicazione e potrebbe comportare un costo complessivo pari a 13 miliardi di euro per il 2019 per poi salire fino a toccare i 20 miliardi negli anni a venire.

E' questo il succo della proposta avanzata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini: uscita anticipata a partire dai 62 anni di età anagrafica accompagnati dai 38 anni di versamenti contributivi. Accanto a tale proposta, però, c'è anche la possibilità di lasciare in anticipo l'attività lavorativa dopo il raggiungimento di 41 anni e 6 mesi di anzianità contributiva indipendentemente dall'età anagrafica e senza alcun tipo di penalizzazione, ovvero, con la cosiddetta Quota 41,5.

Cazzola: 'Il 78% delle anticipate devono essere per gli uomini'

Con tale misura, infatti, verrebbero abbassati i requisiti attualmente vigenti. Difatti, secondo le attuali normative un lavoratore potrà optare per la pensione di anzianità solo dopo aver maturato almeno 43 anni e 3 mesi di contribuzione (42 anni e 3 mesi per le lavoratrici).

Sempre come spiegato da "Il Sole 24 Ore", con le misure previdenziali ipotizzate, le uscite potranno essere superiori rispetto al 2017 (circa 153.541). E non tarda la reazione dell'onorevole Giuliano Cazzola: "Questa misura riapre le porte del pensionamento di anzianità ai baby boomers, ovvero a persone, in stragrande maggioranza di maschi, residente al Nord, entrati precocemente nel mercato del lavoro", ha spiegato l'ex dirigente del Ministero del Lavoro.

Stando a quanto affermato dallo stesso Cazzola, infatti, i percettori di Pensioni di anzianità risiedono per lo più al Nord: Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Cosa assai diversa, invece, per le regioni del centro-sud. Inoltre, le pensioni di anzianità dovrebbero essere destinate di più agli uomini (circa il 78 % dei trattamenti anticipati). Restano comunque da studiare le modalità per superare il nodo risorse visto gli ingenti oneri richiesti dall'intervento.