Nulla da fare per la proposta avanzata dal segretario federale della Lega Matteo Salvini che nei giorni scorsi è intervenuto a "Porta a Porta" parlando sul famigerato tema delle Pensioni. Lo stesso ministro dell'Interno, infatti, ha dichiarato che per superare in via definitiva la Riforma Fornero è necessario concedere l'uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica ed eliminare i paletti restrittivi imposti alla Quota 100.

Tria valuta la possibilità di uscire a partire dai 64 anni

Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria, infatti, sta valutando la possibilità di inserire nella nuova Legge di Stabilità l'uscita anticipata a partire dai 64 anni di età anagrafica unitamente al versamento di 36 anni di contributi.

Ad affermarlo, il sottosegretario del Ministero dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti intervenuto ad "Agorà": "Qui si studia. Si studia in maniera seria; Salvini rappresenta delle istanze", ha spiegato. Per l'economista, il famigerato meccanismo di Quota 100 dovrà essere con una soglia di età minima fissata a 64 anni per non gravare ulteriori costi alle casse statali. Secondo le recenti stime dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, infatti, per la proposta lanciata dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini occorrerebbero circa 13 miliardi di euro per il 2019 o addirittura salire fino ai 20 miliardi. Inoltre, l'uscita a partire dai 62 anni comporterebbe un ulteriore aumento della platea dei potenziali pensionati che potrebbero toccare le 750 mila unità.

I sindacati chiedono un confronto

Per la Cgil, però, la proposta lanciata dal ministro dell'Interno merita un approfondimento. Per questo motivo i sindacati continuano a chiedere un confronto con l'esecutivo affnché si possano discutere e approfondire i temi in materia previdenziale. "E' opportuno che il Governo apra un confronto con il sindacato sulla previdenza rispondendo alla richiesta avanzata da Cgil, Cisl e Uil lo scorso luglio", ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

Il sindacalista, inoltre, non si sarebbe dimostrato favorevole alla cancellazione definitiva dell'Ape Sociale visto che, la misura garantisce una copertura previdenziale alle categorie più economicamente svantaggiate dopo la maturazione di almeno 63 anni di età anagrafica accompagnati dai 36 anni di versamenti contributivi. Difatti, potrebbero essere penalizzati in modo particolare i giovani, le lavoratrici e tutti i lavoratori che svolgono lavori discontinui.