Si entra nel vivo della manovra finanziaria del Governo e quindi del pacchetto Pensioni da inserire nel testo. Si lavora sempre e quasi esclusivamente, in materia previdenziale, sulla quota 100. Si dovrebbe partire come indicato dal leader della Lega Matteo Salvini, cioè a 62 anni di età. Adesso si cerca di trovare la quadratura del cerchio con gli anni di contributi minimi necessari per centrare la misura. Le ultime indiscrezioni però sottolineano la necessità di imporre limiti e paletti alla misura, per renderla sostenibile ai fini dei conti pubblici.

E l’indirizzo che sta prendendo il governo su questa quota 100 sembra proprio quello del contenimento dei costi. Tra i paletti su cui si ragiona, ne spuntano altri già discussi in passato per altre misure e progetti come quello della penalizzazione per ogni anno di anticipo.

Il collegamento con l’età pensionabile della pensione di vecchiaia

La quota 100, se davvero sarà varata, consentirà a molti lavoratori di accedere alla pensione in anticipo rispetto alla soglia di età della pensione di vecchiaia. Nel 2019, per via del meccanismo dell’aspettativa di vita, la pensione di vecchiaia per la generalità dei lavoratori si centrerà alla veneranda età di 67 anni. Sono 5 mesi in più di quelli necessari fino al 31 dicembre sia per maschi che per femmine, come stabilito da tempo.

La quota 100 se davvero passasse la proposta di Salvini, consentirebbe l’uscita con almeno 62 anni di età. La misura dovrebbe prevedere il ricalcolo contributivo degli assegni, già di per sé penalizzante come importo delle pensioni e degli assegni che si andranno a percepire. Anche chi ha diritto al calcolo della propria pensione con il sistema misto, in base alle deroghe oggi vigenti, per sfruttare quota 100 dovrà accettare questo ricalcolo che porterà a percepire di pensione meno di quanto effettivamente spettante.

Ma c’è dell’altro, perché una indiscrezione di cui dà notizia il sito di informazione “quotidiano.net” parla del ritorno ad una penalizzazione per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

Capitolo contribuzione

Secondo Salvini quota 100 si farà a 62 anni di età e questo, ripetiamo, sembra l’indirizzo dell’esecutivo.

Per centrare quota 100 pertanto seguendo la linea tracciata dal Vice Premier, servirebbero 38 anni di contributi versati. Il Ministero dell’economia però sembra orientato a tornare alla vecchia idea della quota 100 con 64 anni di età, quella più volte indicata dal Presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla. Una misura meno onerosa che partirebbe pertanto dai 36 anni di contributi versati. L’anticipo della pensione a partire dalla soglia minima di 36 anni di contributi interesserebbe una platea di circa 400mila persone. Proprio la contribuzione minima è l’elemento ancora in attesa di essere deciso sulla misura. Il quotidiano “Il Messaggero” dà per fissata a 37 anni l’asticella di questo ennesimo paletto.

Infatti con 37 anni di contribuzione minima richiesta, sarebbero 410mila i potenziali destinatari della misura. Evidente l’obiettivo di risparmiare che sta alla base di tutte queste valutazioni, perché per esempio, una uscita fissata a 36 anni farebbe salire la platea di eventuali neo pensionati con quota 100 a 450mila lavoratori mentre scendendo a 35 anni di contribuzione, i potenziali destinatari salirebbero a 480mila.