Quota 100 a 62 anni di età già nel 2019, questa ormai sembra l’ipotesi più probabile relativa alla misura previdenziale in cantiere da parte del governo Conte. Si tratta ancora di una ipotesi, però le parole che Salvini ha detto durante la sua apparizione alla trasmissione “Di Martedì” sul canale televisivo LA7, sembrano confermare l’indirizzo del governo in materia previdenziale. Nel 2019 potrebbe davvero nascere la misura che consente la pensione sommando età anagrafica e contribuzione previdenziale versata. E sarebbe una versione di quota 100 provvisoria, perché sempre secondo il Vice Premier e Ministro dell’Interno, la misura negli anni a venire diventerebbe libera per tutti, senza limiti fissati sia per età che per contribuzione.

Comunque nasca, la misura prevede il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo che in definitiva, significa pensioni penalizzate come importi. Vediamo quindi come funziona la quota 100 e quanto si perde di pensione con il sistema contributivo.

La pensione con le quote

La quota 100 è la pensione che si ottiene quando si centra una determinata quota data dalla somma di età ed anni di contributi. Essendo una misura che richiama al meccanismo delle quote, dovrebbero essere valide anche le frazioni di anno. Ipotizzando la misura in vigore secondo le idee di Matteo Salvini, cioè a 62 anni di età minima, se un lavoratore ha 62 anni e 6 mesi di età, per raggiungere la quota 100 dovrà aver versato 37 anni e 6 mesi di contributi.

Questo passaggio sarà più chiaro a decreto emanato, perché ad oggi si parla solo di limite anagrafico a 62 anni con 38 di contribuzione. Resta ancora in piedi l’ipotesi meno onerosa per le finanze pubbliche e più facile da approntare, quella per over 64 anni e quindi con 36 anni di contribuzione versata.

Le penalizzazioni di assegno

Nell’approntare la misura il governo si sta districando tra molte difficoltà legate proprio alla sostenibilità della misura per i conti dello Stato. Ecco perché, qualsiasi età minima venga inserita per la misura o senza vincoli come Salvini ha ribadito per gli anni futuri, affinché la quota 100 sia sostenibile, le Pensioni erogate saranno calcolate con il sistema contributivo.

Come funziona il calcolo contributivo della pensione? I metodi di calcolo degli assegni previdenziali come funziona dipende dall’anzianità contributiva e dalla gestione di appartenenza del singolo lavoratore. Per l’Inps e per i fondi previdenziali collegati all’Istituto, si applica il calcolo misto, cioè retributivo per i periodi di lavoro fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per gli anni successivi. Questo per chi ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 come ha stabilito il governo Monti con la famosa riforma Fornero. Il calcolo è tutto con il contributivo per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la fine del 1995. Utilizzando la quota 100, anche i lavoratori che potevano sfruttare il sistema misto si vedranno calcolata la pensione interamente con il contributivo.

Quando si perde con la quota 100? Il calcolo retributivo della pensione si si basa sugli ultimi stipendi o redditi percepiti mentre il contributivo si basa sui contributi effettivamente versati dal lavoratore durante la vita lavorativa, rivalutati e trasformati in rendita da un coefficiente che aumenta con l’aumentare dell’età che ha il lavoratore al momento dell’uscita dal lavoro. Per capire l’entità della perdita a cui saranno soggetti i lavoratori che opteranno per la quota 100 basta un semplice esempio. Un lavoratore che ha 38 anni di contributi versati ed un montante contributivo rivalutato pari a 350.000 euro per esempio (i contributi annuali utili sono quelli che si trovano sugli estratti conto dell’Inps ed il coefficiente per chi ha 62 anni dovrebbe essere del 4.79%), otterrebbe una pensione a 62 anni con quota 100 di 16.760 euro all’anno circa, cioè qualcosa come 1.290 euro al mese.

Con il sistema retributivo invece, lo stesso lavoratore con media stipendio degli ultimi anni lineare (intorno ai 2.000 euro al mese) sempre con 38 anni di contributi, arriverebbe a percepire anche 1.520 euro mensili, che salgono a 1750 qualora, come succede spesso, le retribuzioni degli ultimi anni di carriera salgono portando lo stipendio medio vicino ai 2.300 euro al mese.