Una delle accuse mosse alla riforma Fornero è stata sempre quella di far rimanere al lavoro le persone fino a un'età troppo elevata. Nel 2019, secondo quanto previsto dalla legge attuale, le Pensioni di vecchiaia saliranno a 67 anni e quelle di anzianità di tre mesi oltre i 43 anni di contributi versati. L’obbiettivo del Governo giallo-verde è quello di superare la riforma Fornero per consentire ai lavoratori di andare in pensione prima e quota 100 è la prima misura che sarà varata per evitare di far restare al lavoro persone di età troppo avanzata.

Secondo il Ministro dell'interno e Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, mandare in pensione prima i vecchi lavoratori significherebbe dare spazio e quindi occupazione ai giovani. Per questo sembra che il Governo abbia in mente una soluzione al pericolo che un lavoratore di 62 anni che riesca a centrare la pensione prima del previsto con la quota 100, trovi un'occupazione anche temporanea per arrotondare quanto percepirà di pensione. Lo rende noto un articolo di oggi, 8 ottobre, del Sole 24 Ore.

Niente lavoretti per arrotondare

La quota 100 nascerà, come ormai sembra probabile, con l’età minima di 62 anni e la soglia di contribuzione previdenziale minima di 38 anni. In pratica, quota 100 non sarà fruibile da tutti, almeno nella sua versione per così dire pura.

Infatti solo con 62 anni di età e 38 di contributi qualcuno potrà andare in pensione con quota 100. Per chi ha un’età più avanzata è evidente che, dovendo centrare obbligatoriamente il minimo dei contributi richiesti, che come dicevamo è pari a 38 anni, andrà in pensione con quota 101, 102 e così via. Resta comunque il discreto anticipo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero e per qualcuno potrebbe essere una specie di assist a continuare a lavorare nonostante la pensione.

Molti infatti considerano 62 o 63 anni un’età precoce per lasciare il lavoro e potrebbero tentare di trovare dei lavoretti per arrotondare, magari facendosi assumere con un contratto di collaborazione. Un'eventualità che andrebbe contro la linea del turnover tanto cara a Salvini. Per questo l’esecutivo sembra intenzionato a varare l’ennesimo paletto sulla misura, cioè un blocco o una penalizzazione della pensione per coloro che, una volta centrata quota 100 e lasciato il lavoro, cerchino soluzioni volte ad arrotondare la pensione con lavoretti e collaborazioni.

La delusione dei lavoratori precoci

Nessuna penalizzazione di assegno sarà imposta a quota 100, né quella relativa al ricalcolo della pensione con il metodo contributivo, né tanto meno quella dell’1,5% per ogni anno di anticipo di pensione rispetto alla soglia attuale di età prevista dalla pensione di vecchiaia, cioè a 67 anni. La misura dunque è quella scelta dal Governo per il primo step di riforma e di superamento della legge Fornero. Quota 41 invece non sarà varata, lo ha detto a chiare lettere il Ministro dell’Interno Salvini. Troppo costoso fare tutto e subito, soprattutto a fronte dei soldi che, come confermato nel Def, andranno al capitolo pensioni della prossima legge di Bilancio. Con 7 miliardi si potrà quindi fare solo quota 100.

Per i precoci che attendevano la nuova pensione di anzianità per tutti, la delusione, come si legge anche sui gruppi e sulle pagine social è tanta. La quota 41 potrebbe essere argomento da affrontare nel 2019 in vista della Legge di Bilancio per il 2020. La misura, che andrebbe a sostituire le pensioni anticipate della Fornero, è quella che, secondo i precoci, salverebbe la situazione per molti lavoratori. Quota 41 significherebbe andare in pensione senza limiti di età e senza diversificazioni per categorie di lavoratori nel momento in cui si completano 41 anni di contribuzione versata. Un anticipo atteso da chi ha carriere lavorative lunghe, continue e iniziate in età molto giovane.