Domenico Proietti (segretario confederale della Uil) nel corso della trasmissione 'Attenti al lupo', in onda su Tv2000, ha affermato che la quota 100 è percorribile a condizione che non vi siano paletti troppo stretti: stare tra i 62 e i 63 anni di flessibilità e considerare una contribuzione di ogni tipo per arrivare ai 36/38 richiesti e senza penalità può essere un buon inizio. Ma, aggiunge il sindacalista, è necessario che il Governo incontri i sindacati perché solo con un tavolo di confronto si potranno raggiungere risultati importanti per i lavoratori senza commettere altri errori.
Al momento, fa notare, dopo l’approvazione del Def, le intenzioni restano molto nebulose sugli interventi previdenziali che il Governo ha in serbo. Ecco la sua ricetta.
Proietti: Quota 100 può essere un inizio, solo se fatta così
Devono valere per raggiungere il montante contributivo necessario - spiega Proietti - tutti gli anni di contributi necessari, non si possono togliere quelli figurativi, che pare al più potranno essere due, e soprattutto non bisogna prevedere penalizzazioni. Altrimenti, aggiunge - parafrasiamo le sue parole - si rischia una gran confusione tra i lavoratori, si finge di fare una cosa utile, ma in realtà li si penalizza ancora di più. L’unica soluzione iniziale possibile sarebbe una flessibilità con 62/63 anni d’età con quota 100 senza ulteriori paletti, senza penalità sull'assegno, e conteggiando anche i figurativi, così, in questo momento potrebbe essere un buon inizio.
Certo si dovrà tenere in conto delle differenze di genere e territoriali, fa notare Proietti: nel nord e nel settore pubblico 36-38 di contributi si sono raggiunti facilmente, mentre al centro sud no. Per le donne, aggiunge, ancora meno facile raggiungere quegli anni contributivi, date le carriere discontinue. Dunque, se fatta così, quota 100 dai 62/63 anni potrebbe rappresentare una risposta positiva per larghi strati della popolazione, ma rimarrebbe aperto il tema delle disparità di genere e il tema dei lavoratori che sono nel centro-sud.
Pensioni, le considerazioni di Proietti su Ape social e quota 41
Con la precedente legislatura - dice il segretario confederale della Uil - si era raggiunto un risultato importante, l'Ape social, che a carico dello Stato, aveva aggiunto flessibilità intorno ai 63 anni per 15 categorie di lavoratori che svolgono mestieri gravosi, per chi è caregiver, per chi è disoccupato.
L’Ape sociale però finisce - ricorda Proietti - il 31/12 e ci auguriamo venga prorogata in assenza di altre misure analoghe dai 62/63 anni. Per quanto concerne la quota 41, resto dell’idea, dice in trasmissione, che 41 anni bastano. La passata legislatura ha reso strutturale la misura per i lavori gravosi, che possono accedere alla quiescenza indipendentemente dall'età. Ora, conclude, ci stiamo battendo affinché possano bastare per tutti, perché ripete, 41 anni bastano e avanzano.