Dopo gli scontri accesi che si sono verificati negli scorsi giorni con i tecnici dell'UE, la diplomazia sembra iniziare a muoversi sottotraccia per la ricerca di un compromesso sulla sostenibilità delle misure previste all'interno della legge di bilancio 2019. D'altra parte, mancano ancora i dettagli operativi mentre sullo sfondo i mercati hanno visto lo spread tra Btp e Bund arrivare a superare l'importante soglia psicologica dei 300 punti, con i titoli di Stato decennali che hanno visto crescere il rendimento fino al 3,45% l'anno. La situazione appare quindi delicata ed è ovvio che l'esecutivo cerchi di tranquillizzare gli animi.

Per questo motivo, i tecnici stanno lavorando ad una nuova proiezione del deficit, che dovrebbe prevedere un taglio graduale entro il 2021 per riportarlo nella soglia del 2%. Oltre a ciò, qualora le misure di riforma pensionistica, di welfare e fiscali non risultassero sostenute dalla crescita del Pil, il Governo si impegnerebbe ad effettuare tagli automatici nella spesa pubblica, in modo da mantenere il sistema in sicurezza.

Riforma pensioni e welfare: Quota 100 e reddito di cittadinanza in Manovra

Resta il fatto che nelle ultime ore i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno confermato l'impostazione della Manovra e le scelte di riforma fatte. Non è quindi possibile mettere in dubbio il superamento della legge Fornero tramite l'avvio della quota 100, così come il reddito e le Pensioni di cittadinanza o la riduzione delle imposte.

Di conseguenza, il deficit per il 2019 resterà comunque impostato al 2,4%, visto che altrimenti diverrebbe impraticabile l'avvio delle misure proposte all'interno del contratto del Governo. Un rebus che i tecnici stanno tentando quindi di sciogliere mantenendo in essere i criteri adottati nella prossima Manovra e promettendo al contempo maggiore rigore per gli anni a venire, sperando che questo non risulti necessario grazie ad un'eventuale crescita dell'economia.

La preoccupazione espressa da Confindustria: non fare retromarcia sulla Riforma Fornero

Nel frattempo le pressioni sull'esecutivo per trovare una quadra sui conti proseguono anche dal fronte interno, con Confindustria che attacca le politiche di riforma dell'esecutivo giallo-verde. "Sarebbe cruciale non fare retromarcia rispetto alle riforme pensionistiche degli scorsi anni" si spiega dal Centro studi di Confindustria, facendo riferimento alla riforma Fornero del 2011.

Gli economisti ricordano che i versamenti di chi attualmente ha un impiego servono a pagare gli assegni di chi è già andato in pensione, pertanto effettuare passi indietro rispetto alle regole attuali potrebbe mettere in pericolo la sostenibilità del sistema, anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione.