I lavoratori precoci e tutti coloro che hanno alle spalle 41 anni di contributi al momento sono delusi, per loro la quota 100 a partire dai 62 anni d’età e 38 di contributi, non solo non serve a nulla, perché non li condurrà alla pensione, ma rischia di divenire una vera e propria beffa nei loro confronti.

Quota 100, si ipotizzano due paletti: 62 anni di età e 38 di contributi, fuori i precoci

Il paradosso, dicono i lavoratori precoci sui social, è che varrà di più l’età che i contributi versati: anche nel corso dell’incontro con Di Maio il 29/9 al Campidoglio i lavoratori avevano sottolineato questa ingiustizia.

Chiedendo, una rappresentante dei precoci, se fosse possibile tenere in conto in primis gli anni di versamenti contributi realmente elargiti alle casse Inps, piuttosto che il requisito anagrafico. Per giunta, se ora la quota 100 sarà senza penalità, dicono in molti, come si evince dalle testimonianza riprese dal sito 'pensionipertutti', vorrà davvero dire essere beffati. Aver lavorato 40/41 anni non servirà a nulla per poter accedere prima alla pensione, perché, lo ricordiamo, i lavoratori precoci si definiscono tali proprio perché hanno iniziato a lavorare in giovanissima età, ed ora pur avendo alle spalle un monte contributivo di tutto rispetto, risulterebbero troppo giovani, 58/59/60/61 anni, per poter accedere alla quota 100.

E chi ha il ‘lusso’ di averne 62 , ma ne ha 42 di versamenti, si chiede, visto che come ha rassicurato l’onorevole leghista Durigon, la quota 100 sarà priva di penalità, che senso aver lavorato 4 anni in più rispetto ai 38 richiesti, visto che i due lavoratori ipotetici A e B saranno trattati allo stesso modo. Sia chi ha 62+38 che chi ha 62+42 accederà alla quiescenza senza alcuna penalità e/o bonus, dunque, a saperlo, dice Sinesi, precoce, sfogandosi sul portale online: sarebbe stato meglio iniziare dopo.

Riforma pensioni, spunta l'ipotesi di uno stop all'aumento dell'età pensionabile in base all'aspettativa di vita

Il sospetto è che la quota 41 possa saltare, come dicono Il Corriere della Sera e Money, in vista di un eventuale stop dell’aspettativa di vita dal 2019. Infatti, nel dossier sulla riforma delle Pensioni il Governo ha inserito, almeno momentaneamente, la possibilità di bloccare il meccanismo che, dal 1° gennaio 2019, rivede i requisiti per il pensionamento per effetto dell’incremento dell'aspettativa di vita.