In tema Pensioni, in attesa della versione finale del disegno di Legge di Bilancio 2019 che il Governo gialloverde sarà chiamato a trasmettere al Parlamento entro fine mese, fanno discutere i tagli degli assegni a cui andranno incontro i lavoratori che sceglieranno di uscire dal mercato del lavoro attraverso il nuovo provvedimento di Quota 100. Un articolo pubblicato sul numero odierno del quotidiano 'Il Sole 24 Ore' (lunedì 22 ottobre) ha cercato di fare chiarezza in merito alle decurtazioni che verranno applicate con l'anticipo pensionistico con 62 anni di età anagrafica e 38 anni di versamenti contributivi: si profilano penalizzazioni, per i lavoratori, sino al 21 per cento.

Quota 100, la penalizzazione sull'assegno potrebbe arrivare sino al 21 per cento

Secondo una stima della società di ricerca Tabula, realizzata per il quotidiano economico, un operaio 62enne, con uno stipendio netto di 1600 euro circa, che decidesse di scegliere Quota 100, andrebbe incontro ad un taglio del proprio assegno anche del 21 per cento: la decurtazione scenderebbe, invece, all'otto per cento se l'anticipo pensionistico fosse solo di un anno e tre mesi rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia anziché cinque anni e tre mesi.

Vengono fatti, poi, altri esempi come quello dell'operaio con 40 anni di contributi che andrebbe incontro ad una decurtazione di circa il 14 per cento del proprio assegno nel caso decidesse di uscire tre anni e tre mesi prima rispetto ai paletti imposti dalla Legge Fornero, mentre con un anticipo di 3 anni perderebbe il 9 per cento.

Stefano Patriarca: 'Per chi ha versato 41 anni di contributi, è sconveniente anticipare troppo l'uscita pensionistica'

L'ex consigliere economico di Palazzo Chigi per i Governi Renzi e Gentiloni, Stefano Patriarca, ha fatto un'interessante osservazione: chi possiede un'anzianità contributiva superiore ai 41 anni, per riuscire a produrre una pensione proporzionata al livello di contributi pagati nel corso della propria carriera, dovrebbe andare in pensione a 65-66 anni e non a 62.

In termini pratici, per un operaio che, nel 2019, avrà 62 anni (con uno stipendio di circa 1600 euro al mese) e che sceglierà di usufruire di Quota 100, andrà incontro alle seguenti penalizzazioni: 21 per cento (con 38 anni di contributi), 17 per cento (con 39), 14 per cento (con 40), 11 per cento (con 41), 8 per cento (con 42).

Patriarca spiega, inoltre, come siano tre fattori a determinare la riduzione dell'assegno: i cinque anni di minori contributi da versare, il diverso coefficiente di trasformazione a 62 anni e l'effetto rivalutazione sul montante, tenendo conto dell'ipotesi di crescita costante di Pil e stipendio del lavoratore.