Lunedì 16 novembre sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto relativo alle perequazioni delle Pensioni, cioè l’adeguamento al tasso di inflazione, degli importi che i pensionati percepiranno l’anno venturo. La percentuale di variazione stabilita dal decreto è pari all’1,1% e questo di fatto produrrà aumenti anche per le pensioni minime. Oltre all’aliquota, il decreto stabilisce anche il ritorno alle fasce di perequazione della legge 388 del 2000, un ritorno al passato che porterà le fasce in cui vengono divise le pensioni di fronte a questi aumenti, da 5 a 3.

Le pensioni minime comunque restano nella prima fascia di aumento, quella che prevede la perequazione piena. Per queste prestazioni previdenziali e per gli importi di questi assegni pensionistici però, le novità non finiscono qui, perché resta sempre in campo la pensione di cittadinanza, misura che il governo intende varare in parallelo con il famoso reddito di cittadinanza. Rispetto alle previsioni e soprattutto, per rispondere agli appunti mossi dall’Unione Europea verso la manovra finanziaria italiana, la pensione di cittadinanza potrebbe slittare ad aprile (inizialmente doveva partire a gennaio), ma fatto sta che per gli assegni minimi di pensione, il 2019 dovrebbe riservare positive sorprese.

Aumenti per la perequazione

Novità importante quindi, perché i pensionati si troveranno questi aumenti in maniera automatica. Di quanto saliranno le pensioni minime? A dire il vero, essendo basse le cifre relative alla pensione minima erogata dall’Inps, anche gli aumenti determinati dal meccanismo della perequazione e confermati dal decreto del MEF, appaiono modesti.

La variazione dell’1,1% porterà gli importi di questi assegni, da 507,42 a 513,01 euro al mese. Poco più di 5 euro al mese di aumento ufficializzato dal decreto del Ministero dell’Economia e Finanze ed in vigore già con il rateo di pensione di gennaio.

La pensione di cittadinanza

Le minime a 780 euro al mese, questa la promessa che il governo ha fatto agli italiani quando ha iniziato a preparare la pensione di cittadinanza.

Un importo identico a quello previsto per il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, cioè il reddito di cittadinanza. Probabilmente però, la cifra promessa non potrà essere applicata, per evidenti questioni di bilancio e perché Bruxelles ha chiesto al governo di rivedere al ribasso le cifre relative alla manovra di Bilancio. Anche la data di decorrenza della misura non potrà essere quella promessa. Da gennaio 2019, sembra che l’orientamento dell’esecutivo per il varo della pensione di cittadinanza sia passato ad aprile 2019.

Secondo le ultime indiscrezioni l’integrazione sarebbe pari a 138 euro, cifra che farebbe incrementare le pensioni minime a 645,42 euro al mese. Sempre nell’ottica del risparmio di spesa pubblica, anche la platea dei destinatari di questa misura dovrebbe essere ridotta.

Si passerebbe secondo le stime, da 3,2 milioni di pensionati che percepiscono pensioni basse, a 500mila. Chi percepirà la pensione di cittadinanza? È in via di studio un meccanismo che consentirebbe l’accesso alla pensione di cittadinanza a pensionati con un determinato limite Isee. Il valore che circola in questi giorni sembra essere quello pari a 9.360 euro. Senza considerare che un ulteriore limite potrebbe essere inserito in relazione alle proprietà immobiliari dei pensionati. In pratica, la pensione di cittadinanza potrebbe venire erogata in misura ridotta o non spettare a coloro che pur rientrando nei limiti Isee che verranno fissati, ha la casa dove abita di proprietà.