Il Governo sta lavorando al taglio delle Pensioni d'oro sotto forma di contributo di solidarietà. Una soluzione che l’esecutivo ha scelto perché un taglio lineare, come inizialmente previsto, rischierebbe di essere dichiarato incostituzionale dalla Consulta. La Corte Costituzionale ha invece giudicato costituzionali, in passato, altri provvedimenti con contributo di solidarietà e, almeno da questo punto di vista, l’operato del Governo dovrebbe essere al sicuro. I tagli degli assegni riguarderanno solo le pensioni superiori a 100mila euro lordi all'anno.

Dovrebbe essere un taglio scaglionato e solo per la parte eccedente questa soglia. Vediamo, in sintesi, quali pensioni finiranno per essere tagliate e a quanto ammonta la decurtazione, il tutto ragionando su cifre nette.

Come funziona il contributo di solidarietà

La misura lavora su un piano quinquennale perché i tagli previsti saranno subiti dai pensionati per cinque anni. Come dicevamo, nessuna decurtazione per le pensioni fino a 100mila euro lordi annui. Chi percepisce pensioni nette, cioè già tassate, fino a circa 4.600 euro al mese non rischia nulla. Per le pensioni più alte il taglio sarà importante, ma con meccanismo a scaglioni che ne riduce l’impatto. La riduzione per le pensioni tra 100mila e 130mila euro lordi sarà del 10%, per poi salire al 20, 25, 30 e 40% rispettivamente per pensioni tra 130mila e 150mila euro, fino a 200mila, fino a 350mila, fino a mezzo milione di euro e oltre.

Le percentuali effettive saranno però largamente inferiori proprio per il meccanismo a scaglioni previsto. Una pensione da 11mila euro lordi al mese, cioè sopra i 150mila euro annui, si vedrà tagliare l’assegno di circa 7.000 euro lordi all’anno, cioè una percentuale del 4,7%, ben più bassa di quel 20% di cui si parla per la fascia di riferimento.

Infatti, il taglio verrà applicato in primo luogo per la parte eccedente i 100mila euro, cioè solo sui 50mila. Per i primi 30mila l’aliquota sarà del 10%, come prevede il primo scaglione per pensioni da 100mila a 130mila euro annui. Sui restanti 20mila invece si applicherà il 20% relativo al secondo scaglione.

Inevitabile il rischio ricorsi

Come dicevamo in premessa, la formula utilizzata dal Governo, cioè quella del contributo di solidarietà altro non è che un escamotage per evitare bocciature al provvedimento da parte della Corte Costituzionale. Infatti, come accade sempre in tema di tagli ad assegni erogati in base a normative passate più favorevoli che adesso si vuole ritoccare, i ricorsi alla Consulta dovrebbero essere molteplici. I pensionati vittime del taglio, come riporta un eloquente articolo del Messaggero, ricorreranno in massa alla Corte Costituzionale, indicando come anticostituzionale il provvedimento. Sarà la Consulta a dover sancire la bontà o meno del provvedimento. Le decurtazioni comunque, grazie al meccanismo a scaglioni e per effetto della minor tassazione fiscale complessiva, dovrebbero essere meno pesanti del previsto.