Quota 100, ma anche Opzione donna, blocco aspettativa di vita e reddito di cittadinanza superano un altro step importante in vista dello start di tutti questi provvedimenti. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha firmato ieri 28 gennaio il decreto, che sempre ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dalla manovra di Bilancio del governo Conte dunque, il sistema previdenziale ne esce piuttosto cambiato, anche se la legge Fornero non è stata cancellata perché ancora pienamente vigente per molte delle altre misure previdenziali previste dalla normativa.

È vero però che dopo 7 anni dall’ultima grande riforma previdenziale di cui si ha memoria, questa è forse la prima volta che gli interventi di un governo producono effetti importanti sul sistema. Entra in campo maggiore flessibilità pensionistica, perché tutte le misure che presto saranno attive (di norma entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta), da quota 100 ad opzione donna, sono opzionali sia come scelta che come momento in cui effettuarla. Vediamo come cambia il sistema e come sarà possibile andare in pensione nel 2019, soprattutto con le novità del decreto.

Quota 100 e fondi bilaterali

Con quota 100 si può lasciare il lavoro a 62 anni di età e con 38 anni di contributi.

Il limite contributivo dei 38 anni è quello minimo da raggiungere per poter entrare nella platea dei beneficiari di questo nuovo canale di uscita, che secondo un articolo illustrativo del quotidiano romano “Il Messaggero” riguarderà 290mila soggetti. Oltre ai sessantaduenni, potranno sfruttare la quota 100 anche coloro che hanno 63, 64, 65 e 66 anni, cioè tutti quelli con una età inferiore da uno a cinque anni rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni.

Per quanti hanno raggiunto età e contributi richiesti entro la fine dello scorso anno e lavorano nel settore privato, la prima data utile di uscita è ad aprile 2019. Con il ritorno delle quote infatti, torna nel sistema anche il meccanismo delle finestre che come vedremo dopo, riguarda anche le Pensioni anticipate 2019.

Per i lavoratori dei comparti della Pubblica Amministrazione (ad esclusione delle forze di sicurezza che hanno regole pensionistiche differenti dagli altri), la prima finestra utile è a luglio 2019, sempre per coloro che hanno chiuso la quota 100 nel 2018.

Finestre che continueranno nel corso del 2019 ad essere trimestrali nel lavoro privato e semestrali per gli statali, con le decorrenze degli assegni che slittano di 3 e 6 mesi dalla data in cui si centrano tutti i requisiti necessari. Dalla data di uscita e fino al compimento deli 67 anni di età, chi sfrutta la pensione anticipata da quotista non potrà cumulare altri redditi da lavoro, ad esclusione di massimo 5.000 euro all’anno provenienti da lavori autonomi occasionali come prevede l’ex articolo 2222 del Codice Civile.

Con quota 100 alle aziende è concessa la possibilità di pensionare anticipatamente coloro che si trovano a 3 anni di distanza dalle soglie previste. Come spiega bene "Il Messaggero", in caso di accordo tra datore di lavoro e sindacati è possibile far rientrare un lavoratore che si trova a 3 anni da quota 100 in un fondo di solidarietà.

Al lavoratore verrebbe erogato un assegno di sostegno al reddito per tre anni, cioè fin dai 59 anni di età, purché abbia maturato anche 35 anni di contributi.

Le altre novità previdenziali

Parlavamo di finestre e di pensioni anticipate perché le ex pensioni di anzianità sono state ritoccate con il cosiddetto decretone. Dal 1° gennaio il requisito contributivo per percepire la pensione senza vincoli di età sarebbe dovuto salire a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, con il decreto il governo ha invece congelato l’aumento per l’aspettativa di vita riportando le soglie a 42 anni e 10 mesi e 41 anni e 10 mesi, rispettivamente per uomini e donne. Entrano in scena però, come dicevamo, le finestre di uscita, con la decorrenza della pensione che slitta per tutti di 3 mesi.

Rientra nel sistema anche opzione donna, possibilità di pensionamento per lavoratrici con 35 anni di contributi nate entro la fine del 1960 se lavoratrici dipendenti ed entro la fine del 1959 se autonome. La pensione però sarà calcolata interamente con il sistema contributivo anche per coloro che avendo versato molti anni di contributi nel sistema retributivo, avrebbero diritto al calcolo misto.

Per un altro anno sarà disponibile per disoccupati, caregivers, invalidi e addetti ai lavori gravosi, l’Ape sociale, pensione dai 63 anni di età con 30 o 36 anni di contributi versati. Stesse categorie ai quali resta attivo lo scivolo per precoci, anche esso salvaguardato dai 5 mesi di aumento per la stima di vita. La quota 41 quindi resta appannaggio dei disagiati di cui parlavamo prima, purché abbiano almeno uno dei 41 anni di contributi occorrenti, versato prima del diciannovesimo anno di età.