Il Corriere della Sera ha reso noto, in un recente articolo, che entro la prima metà di gennaio 2019 dovrebbe essere approvato e promulgato il decreto contenente, tra le altre disposizioni, anche quota 100. Questa riforma permetterebbe ai cittadini, che hanno maturato i due requisiti fondamentali ovvero il raggiungimento dei 62 anni di età anagrafica e di 38 anni di contributi versati, di uscire dal mondo del lavoro. Tali requisiti devono essere stati raggiunti entro l'anno appena concluso.

Quota 100 in attesa del decreto di gennaio

Così come riportato da Il Corriere della Sera, il fatto che il decreto legge non sia stato ancora approvato causa delle difficoltà.

In linea con una ricerca Istat è stato stabilito che la popolazione italiana vive più a lungo e, quindi, percepisce per più tempo la pensione con notevoli costi per le casse dello Stato. Conseguentemente si è deciso di prolungare l'età pensionabile a 67 anni d'età anziché 66 anni e 7 mesi. Non a caso, nella bozza del decreto legge su quota 100 preparata qualche settimana fa si legge l’appunto: "Attenzione! La norma deve entrare in vigore il 1° gennaio 2019". Cosa che, come sappiamo, non è successa. Adesso il decreto dovrà disporre, se così si deciderà, di ridurre di 5 mesi l’adeguamento che intanto è scattato. Il medesimo discorso può essere applicato anche per i lavoratori precoci, ovvero coloro che sono entrati nel mondo del lavoro prima di avere compiuto diciotto anni: anche per loro, dal 1° gennaio 2019 servono 5 mesi in più per accedere alla pensione.

Anche in questo caso il governo voleva bloccare l’aumento. Il secondo problema riguarda la tempistica per dare corpo a quota 100. L’Inps dovrà promulgare quanto disposto dal governo attraverso una circolare. Il ritardo nel decreto potrebbe causare a catena anche una difficoltà nello snellire le domande per l’Istituto di previdenza.

Si stima che circa 200 mila dipendenti pubblici già da quest'anno dovrebbero potere accedere a quota 100, ma non possono farlo perché di fatto il decreto legge ancora non c’è.

Opzione donna e Ape sociale

Il governo in carica aveva paventato anche la proroga di opzione donna, il regime sperimentale che permette alle lavoratrici di uscire dal mondo del lavoro se hanno raggiunto i 35 anni di contributi versati e i 58 anni d’età anagrafica, ma con l’assegno ricalcolato con il metodo contributivo.

Non da meno era stata considerata anche una proroga per l'Ape sociale per specifiche categorie di lavoratori che abbiano compiuto almeno i 63 anni d'età anagrafica. Queste due misure sono già scadute alla fine del 2018 per le quali il Governo aveva previsto una proroga fino alla fine del 2020. Per conoscere i nuovi criteri di accesso delle due misure, infatti, bisogna attendere il decreto che, dovrebbe essere in arrivo per il 10-12 di gennaio 2019, quindi tra pochi giorni.