In Senato si sta discutendo ancora di riforma Pensioni, con gli emendamenti al pacchetto previdenziale che ha al suo interno la quota 100 e opzione donna. La novità di giornata riguarda proprio la pensione anticipata contributiva per le donne. Infatti il Movimento 5 Stelle torna a chiedere di estendere la platea delle beneficiarie allargando di un altro anno la possibilità di centrare il requisito contributivo utile alla misura. Si tratta probabilmente dell’ultima occasione per ritoccare quanto previsto dal cosiddetto 'decretone', perché l’atto è in Senato per la sua conversione in legge, che una volta arrivata, provocherà il congelamento di questa e delle altre misure che non potranno più essere ritoccate.
Cosa prevede la misura così come è nel decreto
Opzione donna è l’altra grande novità del decreto pensioni del governo giallo-verde, anche se rispetto alla quota 100 parlare di nuova misura è un esercizio azzardato. Infatti per la pensione anticipata contributiva per lavoratrici, si tratta di un riavvio, essendo stata già sperimentata in passato. Nel 2019 potranno accedere alla pensione con questa misura le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato 35 anni di contributi e 58 anni di età se lavoratrici dipendenti e 59 anni di età se autonome. Resta fermo il fatto che a fronte del notevole anticipo previsto da opzione donna, cioè 6 anni e 10 mesi prima della attuale pensione anticipata (si centra per le donne con 41 anni e 10 mesi di contribuzione), o addirittura 9 anni prima della pensione di vecchiaia a 67 anni, l’assegno previdenziale sarà calcolato con il penalizzante metodo contributivo.
Inoltre occorre ricordare che sulla misura vige il sistema a finestre, con la decorrenza della pensione che slitta di 12 mesi per lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le autonome.
La proposta di estensione
Nonostante l’inevitabile riduzione di assegno, opzione donna è una misura che riscuote un certo 'appeal' per le lavoratrici.
Si tratta di una categoria, quella delle donne che lavorano, le quali spesso sono chiamate a sacrificare carriere e attività lavorative per far fronte alle esigenze di cura della propria famiglia e della propria casa. Ecco perché da anni esistono comitati e gruppi che chiedono di far diventare la misura strutturale. Così come è oggi la misura, avendo fissato il limite per raggiungere il doppio requisito anagrafico-contributivo entro la fine del 2018, taglierebbe fuori dall’anticipo coloro che invece compiranno gli anni o completeranno i versamenti utili nel 2019.
Il Movimento 5 Stelle con l’ordine del giorno di cui è prima firmataria la capogruppo pentastellata in Commissione Lavoro della Camera, Susy Matrisciano, chiede una deroga al vincolo del 2018. In pratica, si chiede di dare la possibilità di sfruttare l’opzione anche a chi raggiunge i requisiti nel 2019. Una estensione di platea di un anno esatto, con l’ordine del giorno che chiede al governo di andare ad individuare la copertura economica a questa estensione, perché inevitabilmente lo Stato dovrebbe trovare i soldi a copertura di un cospicuo numero di altre pensionate che oggi sarebbero escluse dalla misura.