Tra le novità in arrivo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge sul pacchetto pensioni non c'è solo la tanto discussa quota 100. Molte lavoratrici in queste ore stanno infatti valutando la possibilità di ottenere la quiescenza anticipata tramite l'accesso alla nuova proroga dell'opzione donna, una misura che consente formalmente l'uscita dal lavoro prima dei 60 anni di età, ma che si lega al ricalcolo contributivo dell'assegno, oltre che a finestre di attesa piuttosto importanti.
Come funziona la proroga dell'opzione donna nel 2019
Entrando nei dettagli specifici della misura, bisogna innanzitutto sottolineare che la nuova proroga della pensione anticipata tramite opzione donna innalza il requisito anagrafico rispetto alla precedente sperimentazione, portandolo a 58 anni di età per le dipendenti ed a 59 anni per le donne che hanno effettuato versamenti come autonome. Resta invece fissato a 35 anni il parametro dell'anzianità contributiva, che coinvolgerà tutte le donne che hanno maturato il vincolo entro la fine dello scorso anno. Al fine della maturazione del requisito non sono considerabili eventuali periodi di disoccupazione o contributi figurativi per malattia. La questione principale da dirimere per chi sta valutando il ricorso alla misura riguarda però l'entità del futuro assegno, visto che il ricalcolo contributivo puro porta in molti casi a penalizzazioni importanti e perdite a doppia cifra percentuale, escludendo al contempo l'adeguamento alla minima.
Non è quindi raro che in alcuni conteggi l'assegno arrivi ad ammontare a poche centinaia di euro al mese, un'eventualità che di fatto potrebbe portare molte potenziali richiedenti a rinviare la quiescenza in attesa che maturi un'opzione maggiormente favorevole. Infine, bisogna tenere conto che il pagamento dell'assegno è legato ad una finestra d'attesa di 12 mesi per le dipendenti, che si estende fino a 18 mesi per le autonome.
La questione del Trattamento di Fine Servizio per l'uscita tramite OD
Una seconda questione riguardo il pensionamento anticipato tramite opzione donna è relativa all'erogazione del Trattamento di fine servizio nel settore pubblico. Quest'ultimo, per i dipendenti della PA, è legato infatti alla maturazione dei requisiti di legge ordinari della legge Fornero per la pensione di anzianità o quella di vecchiaia.
All'interno del decretone si evidenzia che con la quota 100 è possibile richiedere un anticipo del TFS tramite un prestito ponte bancario. Purtroppo al momento la stessa possibilità sembra preclusa nel caso di ricorso all'opzione donna, pertanto sarà interessante monitorare in che modo evolverà la prossima discussione parlamentare, in modo da comprendere se ci saranno novità o aggiornamenti in merito alla vicenda. Resta il fatto che le lavoratrici del settore pubblico intenzionate a valutare il prepensionamento con l'opzione donna dovranno tenere in considerazione anche questo elemento nel calcolo di convenienza.