Liquidazione del Trattamento di Fine Servizio per gli statali, stop delle Pensioni ai latitanti e misura salva-esodati; sono questi gli interventi sui quali sta lavorando tuttora l'esecutivo giallo-verde al fine di apportare le opportune modifiche al decretone che sta seguendo l'iter parlamentare al Senato prima della conversione in legge definitiva.

Durigon a lavoro sui correttivi

Come riporta il quotidiano "Il Sole 24 Ore", infatti, il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon sta affinando un mini-pacchetto di correttivi da proporre in Parlamento per quanto riguarda il capitolo pensioni contenuto nel maxi decreto unico che comprende anche gli interventi previdenziali come quota 100 e reddito di cittadinanza.

Allo studio del Governo Conte, anche l'innalzamento del limite per l'anticipo delle liquidazioni dei dipendenti della Pubblica Amministrazione dagli attuali 30 mila a 45 o addirittura a 50 mila euro con la possibilità di liquidare la cosiddetta buonuscita attraverso un prestito bancario con interessi interamente a carico dello Stato.

Nel mirino dell'esecutivo, anche la revoca delle pensioni ai latitanti dopo il caso riguardante l'ex leader di Lotta continua Giorgio Pietrostefani il quale percepisce un trattamento di vecchiaia nonostante sia latitante a Parigi. La misura, infatti, potrebbe arrivare attraverso un emendamento da inserire nel maxi decreto in esame al Senato. Inoltre, si valuta anche la possibilità di introdurre una norma salva-esodati che possa garantire loro il diritto alla pensione.

Spunta l'ipotesi di una norma salva-esodati

Tuttavia, potrebbe essere introdotto un intervento collegato alla cosiddetta pace contributiva al fine di consentire il pensionamento a tutti i lavoratori che nel 2011 hanno interrotto l'attività lavorativa e che quindi, si ritrovano con buchi contributivi i quali, dovranno versare un micro-contributo fisso con un meccanismo accelerato agli attuali strumenti di uscita come il famigerato meccanismo della Quota 100, lo strumento per l'uscita anticipata a partire dai 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva a prescindere dall'età anagrafica, il regime sperimentale donna e l'Ape Sociale per ultra 63 enni con 30 anni di contribuzione alle spalle.

Questi ritocchi, potrebbero già arrivare a partire dalla prossima settimana attraverso alcuni emendamenti che verranno presentati dalle varie forze politiche a margine dell'esame parlamentare in Senato anche se occorrerà considerare le risorse economiche effettivamente disponibili.