Quali sono i contributi utili a quota 100 ed alle varie misure previdenziali vigenti sono un dubbio che molti lavoratori si pongono nel momento in cui cercano una via di uscita dal lavoro per la pensione. La legge di Bilancio del Governo ha introdotto la quota 100, una misura che può essere centrata con un mix di età e contributi previdenziali. Anche per questa novità come per le altre misure pensionistiche, fattore importante è il numero di anni di contributi che si possono far valere, sia per raggiungere i requisiti previsti che per l’importo della pensione.

Molti italiani, vuoi per le tipologie di lavoro che svolgono o per la crisi degli ultimi anni, hanno carriere lavorative discontinue, con molti periodi in cui non hanno contributi versati perché si sono dedicati allo studio. Ci sono poi quelli che hanno diversi periodi coperti dalla cosiddetta contribuzione figurativa. Il decreto sulle Pensioni dopo l’ok del Senato adesso è alla Camera e qualche correttivo in questo senso potrebbe arrivare per alcuni emendamenti che sono stati lasciati in sospeso da Palazzo Madama. Il riscatto di laurea agevolato per esempio è uno degli argomenti che sicuramente farà capolino a Montecitorio, perché c’è da consentire a quanti hanno dedicato alla laurea diversi anni della loro vita, di rendere quei periodi utili a raggiungere i requisiti per le pensioni, con quota 100 in prima linea.

Il riscatto di laurea e la pace contributiva

Una novità introdotta dal Governo si chiama pace contributiva e riguarda soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Per costoro, c’è la possibilità di riscattare i periodi non coperti da alcun contributo tra il primo e l’ultimo versamento previdenziale. Si possono riscattare questi autentici buchi contributivi avuti tra il 1° gennaio 1996 e il giorno in cui si presenta domanda di pensione fino a un massimo di cinque anni.

L’Inps ha da poco pubblicato il modello AP135 che è proprio quello utile al riscatto di questi vuoti di contribuzione. Naturalmente occorre versare dei soldi per riscattare tali periodi ed il calcolo varia a seconda che i periodi di vuoto ricadano nel sistema contributivo o retributivo. Il pagamento può essere fatto in soluzione unica o in 60 rate con possibilità di detrarre quanto pagato dalle dichiarazioni dei redditi.

Un emendamento di cui si è discusso in Senato dovrebbe riproporsi alla Camera e mira ad estendere a 120 il numero di rate offerte. Altra novità è il riscatto dei periodi di laurea per il quale alla Camera si punterà ad eliminare il requisito dell'età anagrafica per beneficiare dello strumento che attualmente è fissato a 45 anni. Il periodo di studio che sarà possibile riscattare resterà con ogni probabilità quello già previsto, cioè solo se successivo al 1996.

I contributi per disoccupazioni indennizzate ed i periodi di vuoto

Quando si parla di requisiti per le pensioni i contributi figurativi sono argomento delicato che genera molta confusione. Quando si percepiscono ammortizzatori sociali, l’Inps copre tali periodi con la cosiddetta contribuzione figurativa, la stessa che copre per esempio il servizio militare, le malattie o le maternità.

Ogni settimana di Naspi per esempio, dà al lavoratore una settimana di copertura contributiva figurativa. Presso alcune gestioni anche se amministrate dall’Inps, i periodi di disoccupazione indennizzati non sono utili per il calcolo del minimo di contribuzione utile. Per quasi tutte le pensioni anticipate, tra le quali la nuova quota 100, occorre maturare almeno 35 anni di contribuzione effettiva, quella che non tiene conto dei contributi figurativi. Per esempio, quota 100 che si centra con 62 anni di età e 38 di contributi, non può essere richiesta da chi pur avendo entrambi i requisiti richiesti perfettamente centrati (62+38), non ha 35 anni di contribuzione effettiva. Questo meccanismo vale per tutte le misure di pensione anticipata oggi vigenti ad esclusione della pensione anticipata contributiva.

Quando invece ci sono dei periodi di vuoto effettivo, cioè senza occupazione e senza ammortizzatori sociali, l’inoccupato può chiedere all’Inps l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari nella misura pari al 33% della retribuzione lorda dei 12 mesi precedenti la richiesta. Si possono coprire retroattivamente solo i 6 mesi che precedono la richiesta di autorizzazione ai versamenti volontari. La legge consente in molti casi di riscattare anche i periodi precedenti, come nel caso di periodi che si collocano tra due stagioni lavorative (come accade spesso per edili, agricoli e lavoratori del settore alberghiero e turistico), ma solo se avvenuti a partire dal 1° gennaio 1997. Occorre però in questo caso dimostrare che nel periodo di buco lo stato di disoccupazione sia stato permanente con relativa iscrizione nelle liste del collocamento presso gli Uffici Territoriali del Lavoro.