Il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa da infermiere deve essere riconosciuto come tempo di lavoro e, di conseguenza, deve essere retribuito. Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Macerata, ieri, ha accolto la richiesta avanzata da circa 300 lavoratori dell'Area Vasta n.3 (comprendente i centri di Macerata, Civitanova e Camerino) dell'Azienda sanitaria unica regionale. L'Asur dovrà quindi procedere al pagamento anche degli arretrati.
La richiesta e la sentenza
Il 10 ottobre del 2014, l’avvocato Diomede Pantaleoni del Foro di Macerata ha deposto - a nome di circa 300 lavoratori (in gran parte infermieri e operatori socio-sanitari) dell’Area vasta 3 (patrocinati dal sindacato Cisl Funzione Pubblica delle Marche) - un ricorso in cui chiedeva che fosse considerato come tempo lavoro (e dunque da retribuire) il tempo impiegato (quantificabile in 20 minuti a turno) dai suoi assistiti per indossare e togliere la divisa.
Contestualmente, il legale ha richiesto la condanna dell’Azienda sanitaria unica regionale al pagamento delle differenze retributive maturate nel corso degli ultimi anni. L’Asur, eccependo la nullità del ricorso, si era costituita in giudizio sostenendo che la vestizione rappresenta una delle principali obbligazioni per gli infermieri e per tutti gli altri sanitari del contesto ospedaliero. Indossando la divisa, infatti, l'operatore si prepara a svolgere la sua prestazione e per questo motivo, avrebbe dovuto ritenersi già remunerato dalla retribuzione ordinaria.
Secondo il giudice del lavoro del tribunale di Macerata, Giovanni Iannielli, invece il tempo di vestizione e di svestizione, ad inizio e fine turno, è da intendersi come tempo di lavoro e, in quanto tale, deve essere retribuito.
Il giudice, quindi ha provveduto ad accogliere tutte le richieste avanzate dai dipendenti dell’Area vasta 3 sottolineando che le operazioni propedeutiche al servizio (ossia l'indossare e il togliersi la divisa) sono di fatto imposte dal datore di lavoro e, in quanto tali, rientrano a pieno titolo nel tempo di lavoro effettivo.
Il magistrato - che ha condannato l’Asur a rimborsare le spese processuali (pari a 16mila euro) e a corrispondere ai dipendenti gli arretrati riferiti agli ultimi cinque anni - ha anche precisato che i tempi impiegati per indossare e togliere la divisa sanitaria possono essere quantificati in 10 minuti ad inizio turno e in 10 minuti a fine turno.
L'Asur: così aumentano i costi
La sentenza emessa dal Tribunale di Macerata, inevitabilmente, inciderà sulle casse dell'Asur. Alessandro Maccioni, direttore dell’Area vasta 3 di Macerata nelle scorse ore ha dichiarato: "Noi rispettiamo la magistratura e le sentenze, anche quelle contrarie". Poi, ha aggiunto: «Va però detto, senza ipocrisia e con franchezza, che il costo del lavoro aumenterà e la sentenza avrà un impatto sul nostro budget. In futuro, dunque, potremmo essere costretti a ridurre il numero delle assunzioni previste".
Esulta, invece la Cisl Marche. Luca Talevi, segretario regionale della Funzione Pubblica sottolineando di esser disposto ad un confronto a patto, però, che sia l’Asur che la Regione abbandonino il loro attuale atteggiamento. Secondo Talevi, la loro posizione di non riconoscere quello che lui definisce un "passaggio di consegne", infatti, non sta in piedi.