Nel Comitato Opzione Donna Social si torna a fare il punto della situazione in merito all'opzione di quiescenza anticipata ed alla relativa penalizzazione applicata sul futuro assegno. La fondatrice Orietta Armiliato ha infatti ripreso gli ultimi dati resi disponibili in merito a tale tipologia di assegni, evidenziando che con l'opzione donna "la media nazionale allo scorso giugno rileva un importo mensile pari a 900,00 euro". È l'effetto del ricalcolo contributivo puro applicato espressamente a chi decide di dare seguito alla domanda di pensionamento tramite OD, pur essendo inserito in via ordinaria nel calcolo misto (con una parte dell'assegno che potrebbe quindi essere calcolata con il più vantaggioso sistema retributivo).
Non a caso le lavoratrici iscritte al CODS commentano la questione esprimendo il proprio disappunto, sebbene per molte l'opzione donna consiste nell'unica possibile scelta. Si pensi ad esempio al caso di chi perde il lavoro in età avanzata avendo terminato il sussidio di disoccupazione e senza altre alternative di quiescenza o di reddito da lavoro.
Opzione donna e ricalcolo contributivo: il suggerimento di rivolgersi al patronato
Stante la situazione, resta implicito che con il calcolo interamente contributivo l'effettivo importo dell'assegno dipende da quanto si è effettivamente versato (oltre che dall'età raggiunta, visto che quest'ultima condiziona i coefficienti di conversione in rendita).
Anche per questo non è possibile offrire una stima generale sull'importo del futuro assegno per chi decide di aderire all'opzione donna. Dal CODS si evidenzia quindi l'importanza di verificare con attenzione le conseguenze della propria scelta di quiescenza. Per Armiliato risulta comunque "necessario recarsi presso i Patronati e/o all’INPS per avere una personale attendibile simulazione", in modo da poter compiere una scelta ponderata.
Complessivamente tale scelta è stata già compiuta da circa 15mila donne, il 60% delle quali residente al Nord Italia. Nelle regioni del Sud l'assegno scende fino a circa 750 euro al mese, con conseguenze facilmente immaginabili. Anche per questo risulta evidente l'importanza di effettuare delle simulazioni approfondite per ponderare l'eventuale scelta di pensionamento tramite l'opzione donna (che di fatto risulta irreversibile).
D'altra parte, basta riflettere in termini più ampi: "Un raffronto banale: il reddito di cittadinanza può arrivare a 780 euro mensili, la MEDIA nazionale di una pensione con opzione donna è di 900 euro mensili (dopo 35 anni di versamenti contributivi). Quanto meno questo fa riflettere", spiega Armiliato all'interno di un commento.
Le richieste al Sottosegretario Durigon
Nel frattempo dal CODS prosegue il pressing sul Governo per il riconoscimento del ruolo svolto dalle donne ai fini previdenziali. Scrivendo al Sottesegretario al Lavoro Claudio Durigon, Armiliato è quindi tornata sulla necessità di un nuovo intervento. "Dal 2015 porto avanti questa istanza, eravamo quasi arrivati al traguardo la scorsa legislatura poi...la questione si è persa nei meandri della Ragioneria dello Stato.
Trattasi di una stortura (una delle tante...) presente nel nostro ordinamento previdenziale che chiediamo di sanare ed è un ennesimo sopruso perpetrato a danno delle donne e, nel caso di specie, verso coloro che desiderano scegliere la misura dell’Opzione Donna ma che insieme agli esodati ed al contrario di tutti gli altri lavoratori, non lo possono fare perché il legislatore con la legge di bilancio del 2017 ha così deciso". Naturale quindi la richiesta di prendere in considerazione la questione al fine di rendere maggiormente equo il sistema previdenziale e di dare seguito alle rivendicazioni delle donne.