Quando si matura un anno pieno di contribuzione previdenziale per chi lavora part time? Una domanda comune a molti lavoratori che lavorano non a tempo pieno ma solo per determinati periodi dell'anno o solo per poche ore al giorno. Su questo argomento esiste un vuoto normativo evidente, con diverse sentenze dei giudici che negli anni sono stati chiamati ad intervenire su cause indette dai lavoratori contro l'Inps. Situazioni e buchi normativi che adesso il governo sembra intenzionato a risolvere. Una nota del Ministero del Lavoro conferma che l'argomento è stato trattato nel recente incontro con i sindacati.

Risolvere la questione dei lavoratori con contratto part-time verticale che devono vedersi garantire come per la versione orizzontale di questo particolare contratto, l'anno pieno di contribuzione. Lo spiega Claudio Cominardi, sottosegretario del Ministero del Lavoro.

Chi sono i lavoratori interessati

L'argomento riguarda una moltitudine di lavoratori che svolgono importanti servizi per aziende, strutture alberghiere e famiglie. Lavoratori a cui devono essere garantiti i medesimi diritti che hanno gli altri lavoratori con contratto differente. Lo spiega bene il sottosegretario Cominardi come ne dà ampiamente notizia un articolo del noto sito di informazione previdenziale "pensionioggi It". Sono soprattutto donne, addette alle pulizie, operatrici delle mense scolastiche e i lavoratori stagionali quelli che più risultano vessati da una interpretazione errata della contribuzione previdenziale da garantire da parte dell'Inps.

Sono i lavoratori che svolgono attività solo per determinati periodi dell'anno, assunti con contratti part time verticale. L'Inps, secondo ciò che dice Cominardi, tende, ormai stabilmente, a considerare come anno intero di contribuzione quello relativo al part time orizzontale (lavoro con orario ridotto ma spalmato su tutti i giorni della settimana), ma non quello verticale.

Ed è una anomalia che adesso il governo ha in mente di risolvere e di cui si è parlato nel recente summit al Ministero del Lavoro a cui hanno partecipato anche il Mef ed i sindacati.

Il minimale contributivo

La materia riguarda lavoratori che sono finiti anche nello studio della Cgil che ha evidenziato come per molti di questi lavoratori, la pensione di vecchiaia si percepirà in futuro ben oltre i 70 anni.

Il governo quindi auspica una soluzione condivisa anche dall'Inps a questa situazione che da anni si protrae nonostante la giurisprudenza abbia più volte confermato il diritto alla piena annualità di contribuzione anche per i part time. Il problema è che l'Inps tende a considerare in maniera differente il part time orizzontale dal verticale. L'interesse del governo, oltre che di garanzia sull'equità di trattamento tra lavoratori, è anche quello di ridurre drasticamente i contenziosi legali contro l'istituto previdenziale.

Secondo Cominardi questo problema è trasversale in Parlamento perché sono sensibili un po' tutti i partiti. Proprio Cominardi era stato artefice in sede di discussione del pacchetto Pensioni della scorsa legge di Bilancio, di un emendamento che riguardava proprio questo problema.

L'emendamento non passò, ma adesso sembra che l'intenzione sia di risolvere una volta per tutte il problema. Part time verticale e orizzontale devono necessariamente essere considerati in materia previdenziale allo stesso modo, cioè garantendo un anno pieno di contributi a tutti questi lavoratori. Naturalmente resta sempre fermo il requisito del minimale contributivo che è l'importo minimo da rispettare per vedersi accreditare una giornata di contribuzione. Per il 2019 tale soglia è pari a 48,74 euro cioè il 9,50% del trattamento minimo di pensione vigente che quest'anno è pari a 513,01 euro.