Il governo ha deciso di mettere mano al sistema di indicizzazione delle Pensioni. Rispetto ad oggi, l'esecutivo Conte bis, nella bozza di manovra, ha deciso di allargare l'indicizzazione piena delle pensioni anche a quelle di importo compreso tra tre e quattro volte il trattamento minimo Inps. L'argomento perequazione è uno di quelli che sta più a cuore ai sindacati che, in passato, sono scesi in piazza per chiedere al governo di invertire la tendenza secondo la quale, dal governo Monti ad oggi, ha prodotto penalizzazioni per i pensionati. Si tratta di pensionati ai quali sono stati imposti tagli e blocchi della rivalutazione.
Penalizzazioni che sono l'oggetto di uno studio della Uil di cui parla un articolo del quotidiano "Il Messaggero".
Pensioni e perequazione, dal 2011 un salasso
Dopo otto anni, il governo ha deciso di concedere l'indicizzazione piena alle pensioni di importo lordo compreso da 1.522 a 2.029 euro al mese. Abbiamo sottolineato otto anni perché è dal Governo Monti del 2011 che molti pensionati hanno subito quello che da molti è considerato un autentico scippo. Molte pensioni, con l'allora Governo Monti, subirono il blocco della rivalutazione. Erano i tempi delle "lacrime e sangue" della Fornero, che sull'altare della grave crisi economica di quegli anni, chiese sacrifici agli italiani e, soprattutto, ai pensionati.
Aumenti irrisori rispetto alle perdite degli ultimi 8 anni
Come dicevano in premessa, la questione indicizzazione delle pensioni sta molto a cuore dei sindacati. E sono proprio le parti sociali ad avere espresso perplessità su ciò che ha programmato di fare il governo. I sindacati reputano una mancia l'aumento che il governo ha deciso di concedere alle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo.
Conti alla mano si tratta di poco più di 3 euro all'anno, questo ciò che significa il passaggio da una perequazione pari al 97% del tasso di inflazione, ad una indicizzazione piena per questi pensionati. Pochi spiccioli (circa 25 centesimi al mese), che servono a poco rispetto a ciò che questi pensionati hanno perduto in questi otto anni.
La perdita totale è stata di 1.500 euro annui, quasi una mensilità di pensione. È ciò che emerge dallo studio Uil a cui facevamo riferimento in premessa.
Lo studio della Uil
Su una pensione da 1.500 euro al mese, secondo il sindacato, dal 2011 ad oggi la perdita dovuta a blocchi e tagli della rivalutazione si assesta su 79 euro al mese. In pratica, questi pensionati, hanno perduto 1.000 euro all'anno. Il meccanismo è stato sempre impostato sull'aumento della penalizzazione con l'aumentare della pensione percepita. In questo senso, se un pensionato con assegno al limite della fascia di perequazione interessata dalla novità dell'esecutivo, cioè con pensione da 1520 euro circa al mese, ha perso più di 900 euro annui, è andata peggio a chi percepiva pensioni più grasse.
Una perdita di circa 1.500 euro è quella che hanno dovuto sopportare pensionati con assegni da 1.960 euro lordi al mese che, tra le altre cose, sono la stragrande maggioranza dei pensionati che percepiscono trattamenti superiori alle tre volte il minimo.