Ieri sera è trapelata l'ultima bozza del decreto rilancio che dovrebbe essere emanato nelle prossime ore dal Consiglio dei Ministri. Dopo il decreto "Cura Italia" questo sarà il secondo atto contenente aiuti a tutti i soggetti che hanno subito gli effetti negativi del Coronavirus dal punto di vista economico. Adesso occorre aspettare che dalla bozza si passi al decreto vero e proprio. Tra le misure contenute nel testo, figura il contributo a fondo perduto per le attività produttive. Leggendo il testo di questa misura emerge il fatto che esiste incompatibilità tra il bonus 600 euro del decreto Cura Italia ed il contributo a fondo perduto.
Vediamo nello specifico cosa si legge nella bozza e cosa devono sapere i possibili richiedenti di questo strumento di aiuto.
Decreto rilancio e fondo perduto, esclusi i beneficiari del bonus 600 euro
Il contributo a fondo perduto è previsto dalla bozza del decreto rilancio che all'articolo 28 comma 1, cita testualmente che: "Al fine di dare sostegno ai soggetti colpiti dall’emergenza epidemiologica Covid-19, è riconosciuto un contributo a fondo perduto a favore di soggetti che sono titolari di redditi d’impresa e di redditi di lavoro autonomo, oppure titolari di partita IVA". In altri termini, il nuovo decreto conterrà un aiuto per le imprese, per le aziende, per le Partite Iva e per i lavoratori autonomi, sotto forma di contributo a fondo perduto.
Per poter rientrare in questa misura però, occorrerà rispettare determinate condizioni. Tra queste senza dubbio la più discutibile è che nella bozza, al comma 2 sempre dell'articolo 28, viene riportato: "Il contributo a fondo perduto non spetta ai soggetti la cui attività risulti cessata al 31 marzo 2020, agli enti pubblici e ai contribuenti che hanno diritto alla percezione delle indennità previste dagli articoli 27, 38 o 44 del decreto n° 18 del 17 marzo 2020".
L'ultima parte del comma è quella che farà inevitabilmente discutere. Infatti stando a quanto viene riportato, sarebbero esclusi dal contributo a fondo perduto i soggetti che hanno percepito il bonus 600 euro per partite Iva, commerciati, artigiani e professionisti, nel decreto n° 18 del 17 marzo, meglio conosciuto come decreto Cura Italia.
Va sottolineato il fatto che questo bonus è stato confermato anche nel nuovo decreto, sempre facendo riferimento alla bozza. Una incompatibilità tra queste due misure che appare contestabile, dal momento che si tratta di misure che dovrebbero dare ossigeno a una parte del tessuto produttivo italiano gravemente vessata dalla crisi economica. Infatti il bonus 600 euro nasce per le spese correnti, mentre il contributo a fondo perduto dovrebbe essere una misura in aiuto delle riaperture, cioè del rilancio delle attività.
Come verrà calcolato il contributo spettante
Lo strumento sarà appannaggio di imprese e lavoratori autonomi con ricavi inferiori ai 5 milioni di euro. Tra le altre condizioni utili a poter rientrare nel contributo, c'è quella relativa a fatturato e corrispettivi.
Infatti per poter rientrare nella misura occorre che fatturato e corrispettivi del mese di aprile 2020, siano inferiori in misura pari ad almeno il 33% a quelli del mese di aprile del 2019. Il comma 5 dell'articolo 28 della bozza indica anche le modalità di calcolo del contributo eventualmente spettante a ciascun richiedente. Il sistema funzionerà applicando una percentuale alla differenza tra il totale del fatturato relativo ad aprile 2019 e quello relativo ad aprile 2020.
Per chi ha ricavi fino a 100.000 euro annui (il riferimento è all'anno di imposta precedente, quindi il 2019), l'importo del contributo sarà pari al 25% della differenza tra i ricavi delle due mensilità di aprile delle due annualità di riferimento.
Per chi invece ha ricavi sopra i 100.000 euro e fino a 400.000 euro, la percentuale da applicare sarà il 20%. Per chi invece ha ricavi superiori, entro il tetto dei 5 milioni di euro, si dovrà "accontentare" del 15% della differenza tra i due ricavi. Per esempio, una azienda che ad aprile 2019 fatturò 20.000 euro, mentre ad aprile 2020 ha fatturato 10.000 euro per via del lockdown, avendo ricavi tra i 100.000 ed i 400.000 euro annui, potrà ottenere il 20% di 10.000 euro, cioè la differenza tra i due fatturati. In parole povere, potrà ricevere un contributo a fondo perduto di 2.000 euro. Il contributo minimo erogato però, non potrà in nessun caso scendere sotto i 1.000 euro per le persone fisiche e sotto i 2.000 euro per gli altri. L'ente che si occuperà di tutta la procedura è l'Agenzia delle Entrate a cui si dovrà fare riferimento anche per la presentazione delle domande.