Oltre mille rider sono stati ascoltati in merito alle loro condizioni di lavoro, nel fine settimana del 30 e 31 maggio, dai carabinieri del Comando Tutela Lavoro e da tutti i Comandi provinciali dell'Arma su delega della Procura di Milano. Un'indagine a tappeto in tutta Italia arrivata a poche ore dal commissariamento per un anno di Uber Italy, accusata di pratiche da caporalato nei confronti dei rider, ovvero i fattorini che consegnano a domicilio cibo per varie catene di ristorazione. Tutto il settore del food delivery è sotto osservazione in queste ore da parte delle forze dell’ordine.
Controlli anche a Genova, dove i rider sono stati fermati in strada e ascoltati dai carabinieri in varie zone della città tra cui Sampierdarena, Brignole e Porto Antico. I controlli sono state eseguiti anche in altre città italiane.
Uber Italy commissariata per un anno
Il 29 maggio la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria di Uber Italy, dopo l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dai procuratori Paolo Storari e Alessandra Dolci. Nell'inchiesta viene contestato il reato previsto dall’articolo 603 bis del codice penale, ovvero l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro con pratiche che sono state definite di “caporalato”.
L’indagine ha riguardato la gestione dei fattorini del settore food delivery Uber Eats. Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, i rider non lavorerebbero per Uber, ma per due società d'intermediazione nel settore della logistica e tra queste risulta indagata nel procedimento la Flash Road City. Secondo i giudici milanesi, attraverso le società di intermediazione, la Uber Italy avrebbe sfruttato migranti giunti in Italia da contesti di guerra, oltre a richiedenti asilo, persone che avevano la propria dimora presso centri di accoglienza e lavoratori in stato in grave disagio economico.
Il commissariamento di Uber Italy è stato disposto per un anno. La società ha replicato affermando di aver agito nel rispetto di tutte le normative locali.
Cgil su vicenda Uber Italy: 'Siamo in presenza di un caporalato digitale'
La Cgil definisce la vicenda che ha coinvolto la società Uber Italy “caporalato digitale”. Secondo i membri della segreteria nazionale della Cgil, Tania Scacchetti e Giuseppe Massafra, "il caporalato non può avere cittadinanza in un Paese che si definisce civile".
Per i due esponenti del sindacato è importante continuare a rivendicare tutele per i rider impiegati nelle piattaforme del food delivery. “I lavoratori – hanno concluso i due sindacalisti - avranno sempre la Cgil al loro fianco”.