Le misure messe in atto dal governo per il 2020 e per il 2021 riguardanti le Pensioni anticipate sono ancora da valutare alla luce dell'impatto della Covid-19. Ad oggi, la quota 100, insieme ad altri strumenti di uscita anticipata come la quota 41 dei lavoratori precoci, l'opzione donna e l'anticipo pensionistico (Ape) sociale costeranno, per il 2019, sei miliardi di euro rispetto ai circa quattro preventivati. Ma è proprio la situazione di emergenza sanitaria conseguente alla Covid-19 a destare i maggiori dubbi sul pensionamento degli italiani: l'aumento della spesa pensionistica, infatti, non è da imputare a quota 100, il cui numero delle domande è in linea con le previsioni.

Ma lo scenario che si sta innescando nei lavoratori e in chi ha perso il proprio posto di lavoro è quello di agganciare la prima data utile per andare in pensione a prescindere dalla misura scelta. Il risultato della crisi economica di questi mesi potrebbe essere il numero più elevato (circa 200mila) delle pensioni anticipate rispetto alle aspettative del 2020.

Pensioni, uscite anticipate nel 2020: quota 100, precoci quota 41, opzione donna e Ape

Di previsioni pensionistiche ne ha parlato il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, l'istituto diretto da Alberto Brambilla, che ha messo a confronto le varie formule di pensione anticipata attualmente vigenti in Italia e gli effetti che l'emergenza sanitaria potrebbe avere sulla domanda di prepensionamento.

A fine 2019, le richieste totali di quota 100 ammontavano a 228.829 (delle quali 150.768 accolte dall'Inps), numeri che hanno consentito di sperimentare, per il primo dei tre anni della misura, l'andamento delle domande di uscita a 62 anni e con 38 di contributi. Ma i lavoratori non hanno tralasciato le altre formule di pensionamento: per l'uscita anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi sono arrivate 201.941 domande (accolte 106.777), per l'Ape social 117.265 (accolte 54.774), per i precoci con quota 41 in totale 98.492 richieste (accolte 41.280) e per l'opzione donna 26.676 domande (accolte 17.943).

In tutto, gli italiani che hanno scelto una delle formule di pensione anticipata nel 2019 sono stati 673.203, dei quali 371.542 hanno potuto effettivamente uscire anticipatamente da lavoro prima dei 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.

Ultime novità su domande 2020 uscite anticipate

Con l'ultima legge di Bilancio, che ha confermato per il 2020 tutti gli strumenti di pensione anticipata (alcuni dei quali prevedono la maturazione dei requisiti di uscita al 31 dicembre 2019), le previsioni della domanda di quota 100 erano in netto ribasso rispetto al primo anno di sperimentazione.

Infatti, le stime parlavano di un numero di domande di uscita dai 62 anni pari a circa 50mila sia per l'anno 2020 che per il 2021, complice la potenziale perdita dell'assegno di pensione con il maggiore peso del sistema misto (rispetto al retributivo, molto più incisivo fino al 2019) dei lavoratori in uscita da quest'anno. Il taglio per lasciare il lavoro prima è stimato al 10% in conseguenza del fatto che la futura pensione del 73% (il 94% nel 2022) di chi presenterà domanda sarà calcolata per il 60% con il meccanismo contributivo. Tuttavia, è verosimile che l'emergenza sanitaria produca come effetto nel mercato del lavoro una maggiore propensione al pensionamento.

Pensioni ai tempi di emergenza Covid: quota 100 e altre formule anticipate per uscire prima

In attesa di sapere, dunque, se le pensioni a quota 100 verranno confermate anche successivamente al triennio di sperimentazione 2019-2021, Itinerari Previdenziali stima che nel 2020 sarà di circa 200mina nuovi pensionati l'incremento conseguente all'emergenza sanitaria. Se nello scorso anno le misure pensionistiche avevano prodotto circa 265mila nuovi pensionati, le 200mila domande stimate dal Centro studi includono, oltre a quota 100, anche quelle relative agli altri strumenti di uscita anticipata (opzione donna, quota 41 dei precoci, Ape social). Inoltre, l'assegno di pensione Inps potrebbe essere visto come una rendita, ancorché decurtata, ma sicura rispetto all'ipotesi di rimanere senza un'occupazione e lontani dalla pensione.

In quest'ottica, la stessa quota 100 potrebbe trasformarsi in uno strumento equivalente agli "ammortizzatori sociali", una volta esaurita la cassa integrazione o gli altri sussidi che sono stati previsti anche dai recenti decreti emanati dal governo per fronteggiare la crisi economica.