I sindacati CGIL, CISL e UIL stanno organizzando per sabato 26 giugno delle manifestazioni popolari a livello nazionale in tre delle più importanti piazze di tre grandi città italiane: Torino, Firenze e Bari, a favore del blocco dei licenziamenti.

Intenti programmatici

Le tre più grandi organizzazioni sindacali del nostro paese, CGIL, CISL e UIL, intendono proseguire il percorso iniziato circa un mese fa, quando le parti politiche hanno proposto la proroga del blocco dei licenziamenti almeno fino al 31 ottobre di quest'anno con modifiche e integrazioni al provvedimento Sostegni- bis.

Quest'ultimo prevede però aiuti anche ai lavoratori autonomi, stagionali e alle partite iva.

Nel perseguimento di questo scopo di sensibilizzazione Politica e sociale, sabato 26 giugno per la CGIL Maurizio Landini sarà a Torino, Luigi Sbarra presiederà la manifestazione a Firenze per la CISL, e a Bari per la UIL ci sarà Pierpaolo Bombardini.

Riforme collaterali

Insieme al blocco dei licenziamenti fino all'autunno, i sindacati auspicano che ci sia anche una riforma degli ammortizzatori sociali e che si promuovano politiche attive per il lavoro e per nuove assunzioni in regola, nel rispetto delle retribuzioni base e dei contratti collettivi.

Sabato 26 giugno si manifesterà in piazza proprio per raggiungere tutti questi obiettivi.

Le parti sociali sono interessate a raggiungere accordi collettivi a livello nazionale per scongiurare il pericolo di ulteriori difficoltà economiche e reddituali dei cittadini e per creare stabilità occupazionale.

La politica e il blocco dei licenziamenti

In linea con questi intenti, già cinque giorni fa il PD ha presentato un emendamento depositato in commissione bilancio alla Camera, con il quale si chiedono ulteriori 13 settimane di Cassa Covid aggiuntiva per le imprese in crisi e il blocco dei licenziamenti sempre per queste ultime imprese in difficoltà (blocco selettivo) attraverso la firma di specifici accordi con i sindacati.

Il Ministro del lavoro Orlando non ritiene incostituzionale il blocco dei licenziamenti selettivo poiché a situazioni diverse vanno applicate soluzioni diverse e le imprese in forte difficoltà vanno aiutate e sostenute con i necessari provvedimenti.

In quest'ottica quindi non vi sarebbe alcuna violazione del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione perché le aziende in perfetta salute e con una buona produttività non possono essere paragonate a quelle che fanno fatica a pagare gli stipendi ai propri dipendenti versando in situazioni di grave incapienza patrimoniale.