Si chiude, dopo sei mesi, l’esperienza di Expo Milano 2015. Una sfida vinta per l’Italia: partita il primo maggio con l’apertura stentata dei primi giorni. Le polemiche erano iniziate anche molto prima, con il rischio che i lavori non finissero in tempo, la corruzione, le tangenti, il flop che si profilava all’orizzonte, e i molti partiti oppositori pronti a screditare quella che invece si è dimostrata una realtà bella e vincente. Già, perché vincente è la parola giusta. Partiamo dal dato dei visitatori, quello che salta di più all’occhio. Proprio nelle ultime ore si è superata quota ventuno milioni di persone.
Tra l'altro, proprio nell'ultimo giorno si possono avere sconti per i padiglioni. Una cifra alta, altissima, se si pensa alle premesse.
Ma a monte di questo successo vi è il grande lavoro preparatorio e l’organizzazione efficace di questi ultimi anni, al di là delle critiche e dei dubbi. Per la prima volta nella storia dell'Esposizione Universale è stato messo al centro dell'evento il visitatore e il tema, stimolando tutti i paesi partecipanti a considerare il visitatore come il giudice più importante. Un dato molto positivo è che il 54% dei visitatori stranieri ha espresso il desiderio di ritornare in Italia. Questo a testimonianza del fatto che Expo 2015 ha fatto da traino ad uno dei settori più importanti nel nostro paese: il turismo.
L'Esposizione Universale ha soddisfatto tantissime persone e creato promotori naturali, grazie al passaparola. Questa, a detta di molti, è stata la chiave di svolta. E dopo? Cosa succederà al territorio di Expo? In molti si pongono questa domanda. Tutte le costruzioni che fine faranno, come verranno smaltite? Innanzitutto, alcuni padiglioni dei paesi esteri verranno riportati nei loro luoghi d’origine, con un lavoro di smontaggio che avrà inizio dal 2 novembre.
Altri, invece, resteranno dove sono, come ad esempio, il padiglione di slow food. Sicuramente l’area, che con quest’esposizione universale ha ricevuto un'importante bonifica, non sarà lasciata al degrado e all’incuria. Molte proposte sono state avanzate dalla politica nazionale e locale. A breve si deciderà cosa farne e come reinvestire le risorse.
Quale destino per i lavoratori di Expo?
Per quanto riguarda i lavoratori la situazione è in via di evoluzione. Esistono già accordi per il ricollocamento di qualcuno con aziende come Eataly o Cir, ed è già stato definito con la società di reclutamento Manpower un percorso di outplacement che riguarda circa un migliaio di dipendenti diretti di Expo. L'esposizione nel 2017sarà ad Astana in Kazakistan, con la differenza però che, rispetto a quella di Milano sarà "soltanto" internazionale e durerà 3 mesi. Si può concludere che Expo Milano 2015 è stato un modello di successo: come grandi eventi possono essere organizzati in modo vincente e professionale.