Una grande opera d’arte collettiva con la partecipazione di indistinte persone. Sedici metri quadrati di superficie a disposizione per realizzare un’idea che ha catalizzato attenzioni accademiche e istituzionali e diffuso interesse della critica con il coinvolgimento del pubblico più sensibile alla trattazione e alla interpretazione artistica di problematiche e di temi posti dalle nuove tecnologie in materia di comunicazione.
Di arte pubblica, new media e privacy digitale si occuperà in una tavola rotonda, in programma per venerdì 27 ottobre (alle ore 14,30) presso l'Università degli Studi di Milano – Bicocca.
L’appuntamento è destinato alla presentazione del catalogo della mostra 'Social Control' di Benito Ligotti, che si è volta lo scorso anno al 'CentroSarca' sotto l'egida del Comune di Sesto San Giovanni e dello stesso Ateneo milanese.
Milano, mostra social control: la presentazione del catalogo di Benito Ligotti
Il catalogo, in edizione numerata con una couvette comprendente un’opera firmata Ligotti, attesta l’allestimento realizzato nel 'CentroSarca', che ha richiamato la folla delle più straordinarie occasioni.
Con quella di Ligotti, è stata annunciata la partecipazione di: Maria Grazia Mattei, direttore di 'Mattei Digital Communication' e del format 'Meet the Media Guru', giornalista ed esperta di cultura digitale; Fabio Margarito, direttore del CentroSarca; Fabrizio Cremonini, marketing manager per IGD; Margherita Zanoletti, coordinatrice della mostra e del catalogo; Stefano Ricci, avvocato e consulente in materia di privacy e diritto delle nuove tecnologie per HTLaw, e Luca Zuccala, critico d'arte e redattore di Artslife.
Coordinerà i lavori Andrea Rossetti, docente associato di Filosofia del Diritto alla 'Bicocca'.
Ligotti spiega così la sua intuizione e le linee ispiratrici dell’incontro: "Ho dato sfogo alla mia passione di sempre. È stata questa la spinta interiore che mi ha guidato verso una dimensione artistica aderente alla evoluzione della nostra contemporaneità.
C’è un campo aperto tutto da sondare, da interpretare e da raccontare attraverso l’arte. Oggi l’arte rischia di restare chiusa, se non proprio prigioniera nei propri habitat più tradizionali o più scontati. C’è un’arte non più semplicemente descrittiva, contemplativa, standardizzata, piuttosto c’è un’arte che agita, che scuote, che impressiona, che legge le inquietudini e che, perciò, rompe gli schemi, le convenzioni, gli stereotipi, a cui eravamo abituati.
Se vogliamo, c’è un futurismo tutto da reinventare. Queste le mie persuasioni. Quattro anni fa ho avviato la raccolta di impronte digitali, ovviamente anonime, non identificabili, nel centro commerciale di Sesto San Giovanni, un luogo inusuale per una rassegna d’arte. La scelta di un posto che fosse affollato mi ha aiutato a lanciare una provocazione bella e buona che, al di là dei suoi stessi obiettivi artistici e, diciamo, tecnico-culturali, problematizzanti, hanno alimentato l’ambito virale che ha consentito il coinvolgimento fisico, diretto di una enorme quantità di “donatori”. Non solo. Ma ho avuto modo di monitorare gli atteggiamenti della gente comune di fronte alla possibilità di contribuire alla realizzazione di un’opera d’arte.
Ho memorizzato la somatizzazione di espressioni, le più varie, che potranno rappresentare ulteriori motivi ispiratori per nuove sperimentazioni artistiche”.
A testimonianza dell’interesse suscitato dal progetto e dalle iniziative che ne sono scaturite, è prevista una seconda presentazione pubblica del catalogo che è già stata fissata per venerdì 3 novembre (alle ore 18) a Milano, nella storica 'Libreria Bocca', in Galleria VittorioEmanuele II.