Aumentare i prezzi non fa guadagnare di più; se ne sono accorti i "tecnici" del Governo Monti che per via delle accise troppo elevate, hanno incassato meno di quanto previsto dalla vendita di carburante. Benzina e gasolio costano troppo e si vendono poco, così le entrate fanno perdere quota a chi ha stabilito i prezzi. Solamente nel mese di dicembre il Fisco ha pagato caro il progetto di aumento varato, tanto da perdere circa il 10% delle entrate.

Eppure è una teoria abbastanza nota che sicuramente i tanto stimati tecnici del governo non potevano ignorare.

Si chiama "effetto Laffer" (dal nome di Arthur Laffer, economista che la usò per convincere il presidente Ronald Reagan a diminuire le imposte dirette) ed è quella teoria economica secondo la quale il gettito inizia a calare se la tassazione diventa eccessivamente elevata. Adesso è scattata l'allerta per il 2013; se si dovesse continuare sulla falsa riga del 2012 lo Stato rischierebbe di perdere quasi 2,6 miliardi di tasse.

I soldi nelle tasche delle famiglie italiane scarseggiano già da tempo e con gli aumenti delle autostrade, delle multe e delle assicurazioni la possibilità di spendere si è ridotta ancora. Già dal 2012 le famiglie avevano diminuito di gran lunga la propria spesa alla pompa.

Secondo il bilancio effettuato nel 2012, infatti, i consumi di benzina e di gasolio, in Italia, sarebbero calati del 10,5%

Secondo gli ultimi dati ufficiali al 1° dicembre, il prezzo italiano della benzina supera quello medio europeo di 25,4 centesimi. Questa differenza è dovuta per 23,1 centesimi a un maggior carico fiscale e per 2,3 centesimi a un maggior prezzo industriale. Per il gasolio il maggior prezzo alla pompa in Italia è di 26,3 centesimi derivanti dalla somma di 24,4 centesimi di maggiori imposte di 1,9 centesimi di maggior prezzo industriale.