Che non si offenda nessuno, ma finalmente una scrambler degna di questo nome e senza le smancerie di una prima donna! Giusto tanto cuore e troppo fango. Per la precisione una Ducati scrambler da 250 centimetri cubici. Meglio scrollarsi subito tutti i doveri di dosso, che poi, tra l’altro non sono poi neanche tanti. Lei si chiama “Super Duc”, il suo costruttore è Bryan Fuller e l’officina o il garage – se preferite – da cui proviene si chiama FULLERMOTO. Per il resto c’è poco da dire. Le foto parlano chiaro per quello che si può – di sicuro non è la BMW R nine T di Rough Crafts!
Grosse scarpe e poca carne
Lucio Dalla, nella celebre canzone “Anna e Marco” parlava proprio di Marco e di qualcuno che trovava una Moto per andare in città . Forse è questa la dimensione di questa splendida Ducati. Le soluzioni a ricordare il quale secolo ci troviamo ci sono e fanno bella mostra di sé – come il doppio ammortizzatore al posteriore. Ma per il resto, questa stilosa off-road sembra appena uscita da una rivista di moto anni 70 e non stonerebbe con in sella Marco che scende in città per trovare Anna in uno sperduto locale di periferia. Ai tempi i centauri non erano molti e si passava spesso dall’ospedale prima di rientrare a casa. Però che tempi quelli! Si! D’accordo la marmitta si capisce che non è dell’epoca.
Ma che problema c’è? Manca solo un giubbino in pelle e un casco aperto. Si. Ci sono i fori sotto la sella e le doppie luci sul frontale, ma questa è una moto cross di quarant’anni fa, non certo un Suzuki Hayabusa da 1500 cc. E’ inutile discuterne.
Snella
Rastremata nella parte superiore, a partire dal carter, incarna gli stilemi di funzionalità e fuoristrada.
Davvero poco da aggiungere. La targa non è ovviamente contemplata in un tale idillio, ma, del resto, chi la userà mai lontana dal fango?1 Che senso avrebbe? I dettagli non interessano molto. Che marca siano i freni o il nome di chi ha realizzato la sella. Semplicemente: non importa. Con la Super Duc si fa cross allo stato puro.