Il fronte dieselgate che riguarda FCA si sposta improvvisamente in Europa. Non solo perché Parigi sta compiendo test sulle emissioni che tirano in causa Renault e altri costruttori non ancora identificati. Da Berlino arriva una stoccata netta al gruppo guidato da Sergio Marchionne, che ha contribuito a riscaldare gli animi. Dopo il pronunciamento americano dell'Epa circa presunte irregolarità sul motore diesel 3 litri V6 montato su un modello Jeep e un modello Dodge, il ministro dei trasporti tedesco Dobrindt ha dichiarato che "le autorità italiane sapevano di irregolarità sulle emissioni di alcuni modelli Fiat-Chrysler".

La reazione delle istituzioni italiane

Non si è fatta attendere la reazione del ministro dello sviluppo economico italiano Calenda, con un secco "Berlino pensi a Volkswagen". Il ministro dei trasporti Delrio ha risposto che "i test del ministero non hanno individuato software illegali, ma è stata istituita una commissione di mediazione a Bruxelles perché non c'è niente da nascondere". Una vera e propria guerra diplomatica, innescata forse dalle parole di Sergio Marchionne della scorsa settimana, quando dichiarò che Fca non è Volkswagen, alludendo alle differenti accuse mosse dall'Epa ai due costruttori. Non un bello spettacolo, insomma, vedere due paesi dell'Unione Europea farsi guerra per una vicenda che attiene si alla salute pubblica, ma è animata soprattutto da interessi di mercato.

E se alla fine Volkswagen si accaparrasse il 'biscione'?

Prima che il dieselgate colpisse Volkswagen, i tedeschi stavano facendo shopping in Italia, con l'acquisto in pochi anni di Lamborghini, Ducati e Italdesign. Si era parlato anche di un interessamento per Alfa Romeo, respinto seccamente da Marchionne, che ha posto il 'Biscione' al centro delle strategie di FCA.

Con lo scandalo che ha colpito Wolfsburg, non se ne è più parlato, e i tedeschi si sono indeboliti finanziariamente e nel mercato nordamericano. Adesso Volkswagen vede la luce fuori dal tunnel, e FCA ci si sta dirigendo. Chissà se a Berlino qualcuno non sogna una multa dagli importi miliardari ai danni di FCA, da pagare con la vendita di Alfa Romeo ai tedeschi. Del resto, non è la prima volta che il dieselgate favorisce operazioni finanziarie, basti pensare a come Renault-Nissan ha acquisito il pacchetto di maggioranza di Mitsubishi.