Il titolare della storica pizzeria napoletana "Brandi", ha annunciato, per bocca dell'avvocato che segue la vicenda, Angelo Pisani, che intende portare Google in tribunale. Brandipretenderàun risarcimento di un milione di euro, per danni patrimoniali e di immagine. La vicenda sarebbe dovuta ad un errore di Google, sulle pagine del quale, la rinomata pizzeria, per un periodo, sarebbe risultata chiusa per sempre, suscitando la preoccupazione di clienti e albergatori legati da relazioni con la pizzeria.

La denuncia dell'avv. Pisani

Aportare avanti la vicenda nelle aule del tribunale, ci penserà l'avvocato Angelo Pisani, presidente dell'Associazione "Noi Consumatori", che ritiene che l'errore del motore di ricerca, dove il locale risultava "chiuso definitivamente", abbia causato perdite economiche ed un grave danno di immagine a quello che egli ritiene essere "uno dei simboli di Napoli nel mondo".

Pisani ha quantificato la richiesta risarcitoria in un milione di euro.

La scoperta dell'errore

Per il titolare della pizzeria è stato un fulmine a ciel sereno. Improvvisamente, clienti e albergatori, che avevano appreso della fantomatica chiusura, sul motore di ricerca, hanno iniziato a telefonargli, chiedendogli lumi. L'errata informazione si sarebbe protratta per un periodo limitato, dal 25 Aprile al 5 Maggio, quando è stata corretta a seguito delle numerose segnalazioni.

I problemi dell'era digitale

L'avvocato Pisani ha evidenziato come questi errori possano minare un'attività, ed invita il legislatore a fare qualcosa per tutelare le vittime di errori simili, che possono avere ripercussioni importanti.

I nuovi strumenti messi a disposizione dal web possono essere una "manna dal cielo" per le attività, ma talvolta possono creare grossi problemi. Non è la prima volta, infatti, che un colosso del web finisce sotto accusa. Degno di menzione,il caso di Trip Advisor, accusato da Federalberghi, alcuni anni fa, di essere un "sito bufala" pieno di recensioni false.

Polemica che tornò di attualità, l'anno scorso, quando emerse il caso di un ristorante, che pur non esistendo, grazie alla spinta di10 recensioni false, aveva scalato la "vetta" del sito, suscitando inevitabili polemiche.