Le novità portate dall'introduzione dell'Imu, cioè la nuova Imposta Municipale Urbana sugli immobili nazionali, porteranno delle modifiche anche sugli immobili all'estero. In base a un emendamento al decreto fiscale (Dl 16/12) la patrimoniale sulle case detenute all'estero (Ivie) sarà più leggera.

La norma modificata dall'emendamento stabilisce che per gli immobili che si trovano in un Paese Ue o See (Sapzio Economico europeo) e che garantiscono delle informazioni adeguate, la patrimoniale si calcoli sulla base del valore catastale come determinato e rivalutato nel Paese estero.

L'obiettivo è stato quello di avvicinare il più possibile i criteri di calcolo dell'Ivie con quelli dell'Imu. In questo modo, il valore di un immobile che si trova in un altro Stato della Ue o del See, definito in base alla rendita catastale rivalutata secondo i criteri del Paese dove è ubicato, viene riconosciuto come imponibile per il calcolo dell'Ivie.

É bene ricordare che, in assenza di valore catastale, viene applicato il costo che risulta dall'atto di acquisto o dai contratti e, in mancanza di questi, il valore di mercato dell'immobile nel Paese estero. Questi criteri, per altro, sono gli unici utilizzati per gli immobili che si trovano fuori da Ue e See.

Per le abitazioni principali, sempre in Paese Ue o See, con proprietari che lavorano all'estero o per lo Stato Italiano (in un organo politico o ambasciata) o per un organizzazione internazionale di cui l'Italia fa parte, la cui residenza è fissata in Italia e ex lege in deroga agli ordinari criteri stabiliti nel Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi), l'aliquota fissata è pari allo 0,4% (invece che allo 0,76%). Inoltre è previsto, in linea con quanto acccade in territorio nazionale, che queste abitazioni non paghino l'Irpef in Italia.