Sembra ancora molto lontano l’obiettivo Onu 2020 che prevede la tutela del 17% delle aree emerse e il 10% di quelle marine. Lo confermano del rapporto “Pianeta protetto 2012”, dell'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) che parlano di un miglioramento delle aree protette globali, cresciute tra il 1990 e il 2010, dall'8,8% al 12,7% e dallo 0,9% al 4% nelle aree marine sotto una giurisdizione nazionale. Una crescita insufficiente rispetto agli obiettivi globali fissati in Brasile nel 1992 dalla Convenzione sulla biodiversità.
Come afferma Julia Marton-Lefevre, direttore generale dell'Iucn, “Le aree protette hanno contribuito in maniera significativa alla conservazione della biodiversità globale e un aumento della loro estensione e la loro efficacia è vitale per un pianeta e comunità fiorenti nel futuro.
Queste ricche aree naturali sono molto importanti per la fornitura di cibo e acqua potabile, regolano il clima e la riduzione degli impatti dei disastri naturali”.
Riserve, parchi e altre aree naturali danno una mano a diminuire la deforestazione, la perdita di habitat e di specie. Allo stesso tempo, immagazzinano il 15% dello stock mondiale di carbonio. In generale, la percentuale di territorio aggredita dall'aridità è aumentata da meno dell'1% della superficie del pianeta degli anni precedenti al 1980, fino a picchi del 13% nelle ultime estati. Lo dimostrato uno studio firmato dal climatologo della Nasa James Hansen, a capo del Goddard Institute for space studies di New York, secondo cui le conseguenze del riscaldamento globale dovuto all'effetto serra giustificano i picchi locali come l'ondata di caldo in Europa del 2003, in Russia nel 2010 e in Texas lo scorso anno, che non possono essere liquidati come fluttuazioni statistiche.
Solo in Italia, si è stimato che oltre il 30% del territorio è influenzato da processi di degrado e desertificazione, fenomeno che coinvolge i territori di molti Paesi in via di sviluppo e mediterranei. "L’uso sostenibile del territorio si pone come obiettivo la conservazione degli ecosistemi ed il ripristino di quelli degradati, intesi come valore inestimabile per il benessere sociale ed economico - spiega Vincenzo Artale, responsabile dell’Unità Tecnica Modellistica Energetica Ambientale dell’Enea -.
Per conseguire questo risultato è necessario un impegno congiunto da parte di Enti di Ricerca, Università e delle Istituzioni locali e centrali, per contrastare la fragilità ambientale dei territori e le conseguenze connesse alla sicurezza ed al benessere sociale".