Lo storico capo carismatico dei Radicali Marco Pannella è oggi al quarto giorno di sciopero totale della fame e della sete. È stato lo stesso Pannella a spiegare, attraverso una nota, l'obiettivo dell'iniziativa, con gli slogan "amnistia, giustizia e libertà" (che era il nome della sua lista alle elezioni) e "per la vita del diritto e il diritto alla vita". Nella nota viene spiegato che questa estrema forma di digiuno è stata adottata "per l'uscita immediata dell'Italia dalla mostruosa, trentennale flagranza criminale contro la Costituzione, i diritti umani e lo Stato di diritto".

Attraverso lo strumento di lotta dello sciopero della fame e della sete (discutibilissimo sotto diversi aspetti, anche quello relativo al fatto che realmente sia una modalità di lotta nonviolenta) il leader radicale pone una questione fondamentale per la vita repubblicana, il rispetto della legge, a cominciare dalle carceri, dove le pene vanno ormai da troppo tempo oltre i limiti di legge (innanzi tutto per il sovraffollamento) ed i suicidi sono all'ordine del giorno. L'Italia è stata per questo condannata da diverse sentenze emesse da tribunali italiani ed europei, che ci impongono di ripristinare il diritto e quindi condizioni legali nelle carceri. È esecrabile che Napolitano non abbia neppure fatto cenno all'argomento nel suo discorso al Parlamento in occasione del rinnovo del settennato, mentre nel 2011 lo stesso Napolitano aveva usato l'espressione "prepotente urgenza" relativamente alla soluzione del problema della situazione carceraria.

Oltre alle condanne provenienti dai tribunali nazionali ed europei, a puntare il dito contro l'Italia adesso è anche il governo statunitense, attraverso un suo recente dossier. Qualcuno potrebbe obiettare che il pulpito da cui viene la predica non è senza peccato, dato che gli USA hanno inventato la prigione di Guantanamo e sono responsabili di uccisioni tra civili con l'uso dei droni in Yemen, Pakistan e Somalia. Il governo degli Stati Uniti ha comunque realizzato un dossier sui diritti umani, che riguarda quasi tutto il globo.

Il dossier è stato presentato tre giorni fa da John Kerry, Segretario di Stato USA, il quale ha affermato che è interesse della superpotenza americana "promuovere i diritti universali di tutte le persone" e che "i Paesi che rispettano i diritti umani sono i più pacifici e prosperosi", mentre quelli che minacciano la pace "dall'Iran alla Corea del Nord vedono i loro cittadini intrappolati nelle privazioni economiche".

Per quanto riguarda l'Italia, secondo il dossier in questione, i "principali problemi risiedono nelle condizioni dei detenuti, con le carceri sovraffollate, la creazione dei CIE per i migranti, i pregiudizi e l'esclusione sociale di alcune comunità". Si parla anche di un "uso eccessivo della forza da parte della polizia, un sistema giudiziario inefficiente, violenza e molestie sulle donne, lo sfruttamento sessuale dei minori, le aggressioni agli omosessuali, bisessuali e trans e la discriminazione sui luoghi di lavoro sulla base dell'orientamento sessuale", ma anche dello sfruttamento dei lavoratori irregolari, in particolare al sud. Il dossier americano critica anche l'assenza nell'ordinamento italiano del reato di tortura, così come la diffusione della violenza sulle donne e dell'antisemitismo.