Incrociando i dati delMinistero della Giustizia e quelli della Polizia Penitenziaria all’inizio digennaio 2013 nel Paese si contano 206 Istituti penitenziari e all’interno cisono oltre 66.000 detenuti, in misura superiore alla normale capienza previstadi un massimo di 46.795 unità (oltre 28.000 è alla prima carcerazione).

Il 40%dei detenuti sono indagati in attesa di sentenza definitiva e oltre il 37% deicarcerati è dentro per i reati in materia di stupefacenti. Il 60% dellapopolazione delle carceri è recidiva, gli stranieri detenuti sono attorno alle24.000 unità e gli ergastolani sono più di 1.500 e supera il 40% chi sta incarcere ed è celibe o nubile.

Alcune iniziative di denuncia riscontrano problemi negli istituti penitenziari italiani riguardo all’igiene,al sistema idrico, docce, celle, sistema fognario, dignità mortificata dellepersone, assistenti sociali in numero inferiore, educatori e psicologisotto-dimensionati nell’organico, pochi medici. Le prestazioni sanitarieconcesse ai detenuti sono inferiori rispetto ai cittadini “fuori” e gli stessicarcerati non compartecipano ai servizi loro erogati dallo SSN. E' da rilevareun’insufficiente assistenza sanitaria ai tossicodipendenti in carcere rispettoall’accoglienza, permanenza e uscita dal carcere.

In buona sostanza, vi è un generale azzeramento della dignità e delrispetto dei diritti umani e civili che lede l’integrità psico-fisica dellepersone detenute in Italia.

Tutto questo ha trovato conferma nella recentecondanna che la Corte Europea hainflitto all’Italia per il trattamento inumano riscontrato in alcune specifichecarceri del Paese a danno dei detenuti ricorrenti e con la constatazionegenerale che lo spazio a disposizione in carcere per ogni carcerato è di menodi 3 mq. e, le condizioni di vita, nel complesso, sono lesive della dignitàumana.

Nel primo Rapporto Nazionale diAntigone 2002 sono evidenziati diversi tipi di penitenziari. Carceri Metropolitane, con unsovraffollamento dovuto soprattutto ai detenuti extra-comunitari. Carceri antiche, con mancanze strutturali e di spazi sociali e aree sportive. Carceri del Novecento, con la necessitàdi continue ristrutturazioni e locali fatiscenti.

Carceri d’oro”, costruite negli anni ’80, costate molto, tempilunghi di costruzione e materiali scadenti usati, con scarsa vivibilità,lontane dai centri urbani, hanno problemi di umidità e di funzionamento dellestrutture idriche ed elettriche.

La situazione di vita nellecarceri ha una chiara ricaduta sulla qualità nei rapporti fra detenuti epersonale penitenziario, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sullivello di tensione, frustrazione, violenza, vissuti dall’intera popolazionecarceraria, con ripercussioni anche sulla qualità del lavoro svolto dalpersonale professionale operativo nelle carceri.

Per questi ultimi, ciò sitraduce in situazioni di stress emotivo, diffusa sensazione e di poca garanzianel ruolo svolto, difetti di comunicazione e coordinamento tra operatoripsico-sociali e agenti, disagio generale per il lavoro compiuto all’interno deipenitenziari, demotivazione a vari livelli.

Gli strumenti psicologici utili pergestire meglio il rapporto con i detenuti non sono sufficientemente promossitra il personale lavorativo e si possono riscontrare possibili difficoltà nellagestione del “potere” verso i carcerati. La gestione dei pasti nelle mensedelle carceri, inoltre, di sicuro non sarà ottimale e presenterà sprechi dariconvertire in migliore distribuzione degli avanzi del giorno per evitareclamorosi sprechi.

Carceri e lavoro

E’ inevidenza che i programmi di lavoro per detenuti sono insufficienti e leattività rieducative non tirano fuori il potenziale umano capace di produrre asistema un’evoluzione socio-individuale in grado di spingere l’interapopolazione carceraria a tornare a sentirsi parte dell’Italia, che avanza elavora bene per tutti.

Sono in tanti che non lavorano, con una gestione deltempo che non è impiegato per attrezzare l’individuo nell’intraprenderepercorsi formativi che rendano la sua permanenza in carcere più un’opportunitàimpiegata utilmente, piuttosto che un costo sociale che offende la dignità umanae indispone la collettività che paga attraverso i soldi pubblici.

Costruireattorno al detenuto programmi efficaci di permanenza, lavoro, salute (fisica ementale) e un luogo di detenzione migliore migliorerà direttamente eindirettamente la qualità dell’impegno del personale penitenziario, aumentandol’efficacia dei livelli operativi e comunicativi tra le persone che vi lavoranoe contribuirà a ridurre i costi di almeno 100 euro per ciascun detenuto, con lapossibilità di attuare forme di risarcimento sociale alla collettività.