È stato celebrato ieri mattina il funerale di Aldo Braibandi, in forma strettamente privata, a Fiorenzuola d'Arda, comune in provincia di Piacenza dove Braibanti nacque, il 17 settembre del 1992. Il decesso è stato causato da un attacco cardiaco, mentre era nella sua casa, a Castell'Arquato, in compagnia del suo cane, Lado.

La notizia della morte, secondo le sue volontà, è stata diffusa dopo due giorni dal decesso. Braibanti è stato partigiano, artista, poeta, teatrante, letterato, cineasta, sceneggiatore, pensatore libertario, studioso di formiche, omosessuale dichiarato, ambientalista. Era figlio di un medico condotto e studiò a Firenze.

Nel 1940 aderì a Giustizia e Libertà e poi al PCI. Nel 1947 lasciò definitivamente la politica attiva e costituì una comunità di artisti ed intellettuali tra i quali Roberto Salvatori, i fratelli Bussotti, Giorgi, il giovane Marco Bellocchio ed altri.

Si trasferì a Roma negli anni '60. Tra il 1964 ed il 1968 subì uno dei processi più clamorosi dell'epoca. Venne condannato a nove anni di reclusione, per plagio verso due "discepoli", reato introdotto dal fascismo nel codice penale e poi abolito nel 1981. In realtà nel processo molto pesò la sua omosessualità. A favore di Braibanti si mobilitarono Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Umberto Eco, Marco Bellocchio, Carmelo Bene, Adolfo Gatti, Giuseppe Chiari e molti altri intellettuali. Nell'Italia repubblicana fu l'unico ad essere condannato per tale reato, inteso come riduzione in "in totale stato di soggezione" di un'altra persona, come recitava la legge.