Dal 2002, anno in cui in Italia è entrato in vigore l’Euro, sono iniziati i primi problemi economici per gli Italiani. Quello che all’inizio sembrava l’effetto della novità, o meglio, del rifiuto per la nuova valuta, diventò un dramma. Completamente diversa dalla lira e soprattutto con un valore molto strano che, la maggior parte degli Italiani non hanno mai capito perchè: 1936,27 Lire. Non fu mai accettata benevolmente dal Popolo e non mancarono i vari commenti e le critiche perchè la nuova valuta non corrispondeva perfettamente alla vecchia Lira.

Portando, nei primi mesi di vita, alla disperazione, i meno avvezzi alla nuova moneta.

Col passare del tempo si abituarono tutti, anche con l’aiuto dei convertitori che, nei primi tempi furono veramente un grande sostegno per gestire la contemporaneità delle due monete. Nessuno poteva presagire il dramma che sarebbe accaduto a breve tempo. Solo i commercianti che la stavano progettando, erano al corrente della truffa che si accingevano a preparare. Finito l’obbligo della doppia moneta Lira-Euro, si dovette iniziare a commerciare utilizzando soltanto l’Euro. Quest’avvenimento segnò l’inizio della crisi economica Italiana.

Avvenne una sorta di equiparazione arbitraria dell’Euro alla Lira, cioè tutto quello che prima costava mille Lire o multipli della vecchia moneta, iniziò a costare un Euro e multipli di un Euro.

Dapprima furono aumentati i prodotti voluttuari, poi, lentamente, tutto il resto iniziò a costare il doppio e talvolta anche il triplo, rispetto al prezzo originario in Lire. Ecco come la furbizia dei commercianti si trasformò nei primi anni di vita dell’Euro in grandi guadagni per chi vendeva e nell’esaurimento dei risparmi per chi comprava.

 Al punto tale che, la domanda iniziò per ovvi motivi a regredire sempre di più, causando la chiusura o il fallimento di tutte quelle aziende che furbescamente avevano stravolto, ovvero, penalizzato il mercato con il raddoppio dei prezzi.

Ovviamente, i consumatori, indifesi e sottomessi alla pesante pressione fiscale degli ultimi dieci anni, oggi  si trovano con un salario fermo all’epoca della Lira e con un potere d’acquisto ridotto del 60%.

Vivono in condizioni economiche tali che permettono soltanto di comprare i beni di prima necessità.  Mentre le Aziende, quelle che ancora non hanno chiuso i battenti, non hanno capito che soltanto riducendo del 50% il prezzo dei prodotti, potranno riprendersi dalla crisi e ripartire con la produzione a regime. Il verificarsi di questo avvenimento, contribuirebbe notevolmente alla ripresa economica dell’intera Nazione e al benessere delle famiglie.